La morte di Andrea Rabciuc, la campionessa di tiro a segno, ha ancora tanti punti da chiarire: cosa è successo la notte della scomparsa.
Il caso di Andreea Rabciuc, una giovane campionessa di tiro a segno originaria della Romania e residente a Jesi, in provincia di Ancona, ha sollevato un enorme interesse mediatico e investigativo, dopo la sua scomparsa il 12 marzo 2022 nelle campagne di Montecarotto. Il suo dramma personale è emerso dopo la sua sparizione, portando alla luce una relazione complessa con il fidanzato, Simone Gresti, di 46 anni.
La ragazza è stata vista l’ultima volta in un casolare a Montecarotto, dove aveva trascorso la notte con il compagno e un’altra coppia di amici. Dopo una violenta lite, Andreea avrebbe lasciato il casolare a piedi, praticamente alle prime luci dell’alba, lasciando il cellulare al fidanzato. Inizialmente si è ipotizzato un allontanamento volontario, poi è esploso il caso.
Indagini e sospetti fino al tragico ritrovamento
Dopo alcuni giorni, Gresti è stato convocato dai Carabinieri come persona informata sui fatti e, in seguito, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di sequestro di persona e omicidio: in particolare, si è provato a scavare a fondo sulla relazione tra lui e Andreea Rabciuc, ex campionessa di tiro a segno che però stava vivendo al momento della sparizione un periodo molto complesso.
Le indagini si sono concentrate sul controllo del suo comportamento da parte del fidanzato e delle dinamiche della loro relazione, considerata dagli investigatori abusiva e manipolativa. Dopo 22 mesi dalla scomparsa, il corpo di Andreea è stato scoperto in un casolare abbandonato a breve distanza dal luogo in cui era stata vista l’ultima volta. Per gli investigatori, la giovane si sarebbe tolta la vita.
Accuse e prove contro Simone Gresti
Lo stesso Simone Gresti aveva sempre sostenuto di non avere nulla a che vedere con la scomparsa della sua fidanzata e di averla vista soltanto allontanarsi dal casolare, tesi confermata anche da chi era in loro compagnia quella notte. Si era parlato anche di possibili terze persone con cui Andreea Rabciuc avrebbe potuto avere avuto un appuntamento all’alba della scomparsa.
Dalle indagini è emerso che, nei mesi precedenti alla scomparsa, Andreea Rabciuc avrebbe subito violenze fisiche e psicologiche da parte dell’uomo, che spesso le controllava il telefono e avrebbe esercitato su di lei un potere coercitivo. La ragazza avrebbe annotato in un diario le continue umiliazioni e pressioni subite, tra cui frasi come “Ammazzati” che Gresti le avrebbe rivolto in diverse occasioni.
Secondo gli inquirenti, l’uomo – di molti anni più grande di lei – avrebbe deliberatamente sfruttato la vulnerabilità della giovane, già segnata da difficoltà personali e da una dipendenza da sostanze. Sul luogo del ritrovamento del cadavere, è stata rinvenuta una tavoletta di legno con un’incisione, che sembra essere un misto tra un atto di accusa e un vero e proprio gesto liberatorio della giovane.
La conclusione delle indagini: si va verso il processo per Simone Gresti
Su quella tavoletta di legno che sembra chiarire molti misteri, Andreea ha lasciato una frase che denota una situazione di controllo e impotenza, accennando alla difficoltà di contattare i propri cari. La Procura accusa Gresti di aver contribuito al suicidio della fidanzata, rendendo insostenibile la sua vita e sottoponendola a continue violenze verbali e psicologiche.
Si va ora verso la richiesta di rinvio a giudizio per Simone Gresti: le accuse di omicidio e sequestro di persona nei suoi confronti sono cadute, mentre rimangono quelle di maltrattamenti in famiglia e istigazione al suicidio. Gresti, che si è sempre dichiarato innocente, avrà l’opportunità di presentare la propria difesa. Del caso, si occupa la trasmissione Chi l’ha visto?, che in questi mesi ha dedicato molto spazio alla vicenda.