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CALCIO

Simone Inzaghi in questura a Milano: cosa sta succedendo

L’allenatore dell’Inter, Simone Inzaghi, sarebbe stato convocato in questura a Milano in mattinata: dovrà chiarire alcuni dubbi.

Simone Inzaghi convocato in questura (Sportnews.eu)

Un tranquillo giorno di ottobre, mentre il campionato di calcio italiano è fermo per la sosta nazionali, una notizia sorprende Milano e i tifosi dell’Inter: forse era già nell’aria, ma Simone Inzaghi, allenatore dei nerazzurri, è stato sentito in questura a Milano, come persona informata sui fatti. Ma perché il suo nome si trova in mezzo a un’inchiesta che ha scosso i vertici delle curve più potenti del calcio italiano?

Chiariamo subito che Simone Inzaghi non è indagato, ma in ogni caso il suo coinvolgimento in una delle intercettazioni dell’inchiesta è stato sufficiente a far parlare. Si parla di una telefonata intercettata: il capo ultrà Marco Ferdico, una figura ben nota negli ambienti della tifoseria organizzata, avrebbe infatti chiesto al tecnico un maggior numero di biglietti per la finale di Champions League.

Le richieste di Ferdico dietro la convocazione di Inzaghi in questura

Simone Inzaghi in panchina dell’Inter (Sportnews.eu)

Una richiesta che, a prima vista, potrebbe sembrare quasi banale: un leader della curva che cerca di ottenere più biglietti per i suoi. Ma dietro le parole di Ferdico si nasconde qualcosa di più complesso, ovvero – secondo l’accusa – dei forti interessi economici, legati a un fenomeno noto come bagarinaggio. Chi conosce il mondo del calcio sa bene che le relazioni tra le società e gli ultrà sono spesso delicate.

Infatti, le tifoserie organizzate hanno un peso enorme sulla vita dei club, soprattutto per le società più importanti come l’Inter e il Milan, dove le curve non sono solo un gruppo di tifosi accaniti, ma una forza che può influenzare decisioni e strategie: quando le pressioni aumentano, soprattutto visti i legami delle due curve tra di loro, ma anche con esponenti della ‘ndrangheta, gli inquirenti vogliono vederci chiaro.

Anche per questo, le parole di Ferdico non sono passate inosservate: il leader ultrà, nel tentativo di ottenere più biglietti, avrebbe lasciato intendere che le conseguenze, in caso di un rifiuto, avrebbero potuto essere pesanti. Si parla spesso di sciopero del tifo, in casi come questi, ma c’è anche una frase che riecheggia tra i corridoi del calcio: “Questi ti vengono a prendere a casa”.

Un clima di forte intimidazione

Parole forti, che raccontano di un clima di paura e intimidazione che non riguarda solo i tifosi, ma anche chi, come dirigenti e allenatori, gestisce la parte più istituzionale del club, una frase – quella di sopra – che si legge anche tra le carte dell’inchiesta. E non è un caso che le indagini si siano allargate fino a coinvolgere i vertici della curva del Milan e dell’Inter.

L’azzeramento dei capi ultrà è stato un segnale forte da parte delle autorità, deciso per porre un freno a dinamiche ormai fuori controllo. Le inchieste hanno portato alla luce un sistema complesso, dove chi si muove dietro le quinte ha un potere che va ben oltre il semplice supporto alla squadra. Siamo seri: Inzaghi, che non ha mai avuto fama di essere legato a simili ambienti, si è trovato coinvolto suo malgrado nell’inchiesta.

Non indagato, ma sentito dagli inquirenti per fare chiarezza su quanto accaduto, l’allenatore – la cui notizia dell’interrogatorio è riportata da La Stampa – ha dovuto rispondere a domande su un episodio che, probabilmente, avrebbe preferito evitare. Eppure, la sua posizione in questa vicenda è cruciale per capire meglio i meccanismi che governano il rapporto tra società calcistiche e tifoserie organizzate.

Gabriele Mastroleo