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Arrivederci campione, Andrés Iniesta ha detto basta al calcio

Dopo più di due decenni dedicati al calcio, è arrivato il giorno dell’addio per il leggendario Andrés Iniesta.

Andrés Iniesta a Euro 2012 (Sportnews.eu)

Ha lasciato il mondo del calcio con nel suo palmares un mondiale e due europei con la nazionale spagnola, nove scudetti col Barcellona, poi sempre coi catalani quattro Champions League, tre Supercoppe Europee, tre mondiali per club, sette supercoppe nazionali, sei coppe nazionali. Ha vinto anche nella sua parentesi giapponese e non si contano i premi individuali.

Nella sua bacheca personale, unico grande rammarico di una carriera pazzesca, manca solo il Pallone d’Oro, appena sfiorato e forse anche più che meritato nel 2010, quando glielo ha soffiato il suo compagno di squadra, Lionel Messi. Avrete capito che stiamo parlando di quello che forse è stato il miglior centrocampista al mondo dell’ultimo ventennio, la leggenda vivente del calcio, Andrés Iniesta.

La pazzesca carriera di Andrés Iniesta: l’arrivederci al calcio giocato

Una delle tante coppe sollevate da Iniesta come capitano del Barcellona (Sportnews.eu)

Dopo 16 stagioni al Barcellona, il centrocampista si era trasferito in Giappone, al Vissel Kobe, nel 2018 ed era andato subito in gol, ottenendo anche lì grandi riconoscimenti. Nell’estate del 2023, si trasferisce negli Emirati Arabi Uniti, all’Emirates Club, dove gioca solo una stagione – con 23 presenze, 5 gol e la prima retrocessione della sua carriera – prima di annunciare il suo addio al calcio.

La comunicazione è arrivata nei giorni scorsi, ma verrà ratificata di fatto domani, 8 ottobre: dopo una vita sui campi da gioco, lasciando il segno senza fare rumore, senza clamori o polemiche, è tempo di ritirarsi. In carriera, tra le varie formazioni, di club e nazionali, Andrés Iniesta ha collezionato 1061 presenze segnando 117 reti.

Il gol che regalò il primo mondiale alla nazionale spagnola

Inutile dirvi che di gol importanti ne ha realizzati. Ma se volete proprio sceglierne uno, è impossibile non andare con la mente al minuto 116, ovvero a quattro minuti dallo scadere dei tempi supplementari, della partita più importante mai giocata dalla nazionale spagnola. Stiamo chiaramente parlando della finale della coppa del mondo in Sudafrica nel 2010, tra le Furie Rosse e l’Olanda.

Andrés Iniesta realizza la rete del 2-1 per la Spagna e di fatto regala alla sua nazione la vittoria più importante di sempre, dedicando poi il gol all’amico Dani Jarque, calciatore dell’Espanyol scomparso improvvisamente l’estate precedente, mentre con la sua squadra era in ritiro a Coverciano. Un gesto che ha contribuito peraltro a stemperare la rivalità storica tra le due squadre catalane.

Il sogno che aveva da bambino è stato realizzato

“Voglio diventare un calciatore e avere una carriera di successo”, diceva Iniesta 28 anni fa, quando era ancora un bambino e giocava nel settore giovanile dell’Albacete. Il centrocampista che ha deciso di appendere le scarpe al chiodo, ma che lo immaginiamo insegnare calcio in un immediato futuro, non solo ha realizzato il suo sogno d’infanzia, ma ha superato tutte le aspettative.

Se qualcuno avesse dubbi sul fatto che siamo di fronte a uno dei calciatori più forti di tutti i tempi, infatti, andasse a guardare un altro sport e se è vero che Leo Messi di quel Barcellona imbattibile è stato la stella, Andrés Iniesta ne è stato il faro, pronto a illuminare i compagni con le sue giocate. Oltre 30 titoli in bacheca coi catalani, del resto, sono lì a dimostrarlo.

Dal 29 ottobre 2002, il giorno del suo debutto con il Barça in una partita di Champions League contro il Bruges, sono passati oltre vent’anni e il suo ritiro sembra chiudere un’epoca storica, l’epoca di Andrés Iniesta, il calciatore col pallone attaccato al piede come una calamita e che con quei piedi disegnava traiettorie che fanno già parte della storia di questo sport.

Gabriele Mastroleo