Lo svedese ha parlato ai microfoni prima della partita contro il Liverpool rispondendo su quale fosse il suo ruolo all’interno della società rossonera
Un avvio sprint che ha avuto il sapore di illusione e poi il crollo, lento ed inesorabile davanti ad una squadra più forte, più attrezzata e sicuramente messa meglio in campo. Ed infine la contestazione: i tifosi, uno dopo l’altro, abbandonano San Siro quando la partita ancora non è finita e dalla Curva Sud iniziano a partire cori inequivocabili: il bicchiere è già colmo e siamo solamente a metà settembre. L’esordio in Champions League del Milan è quindi da dimenticare: il Liverpool passa 3-1 ma avrebbe potuto tranquillamente dilagare.
L’idea è che intorno al Diavolo ci sia grande diffidenza dal primo giorno e che, dopo un avvio di stagione da dimenticare, la pazienza sia praticamente già finita. Non sono solo i risultati ad essere da buttare, ma sotto accusa ci sono le scelte tattiche di Fonseca e l’atteggiamento di alcuni giocatori, Leao su tutti.
E’ chiaro che adesso il derby di domenica sera assume un’importanza vitale per l’allenatore: un’altra figuraccia potrebbe essergli fatale. E, tra i tifosi, il timore che la partita più attesa possa finire in debacle è molto alto. Ma quello che si vede in campo, molte volte, è lo specchio di quello che c’è dietro ed è lampante che in società ci sia confusione anche solamente per capire le gerarchie all’interno del club.
Proprio di questo ha voluto parlare, prima della partita, nello studio di Sky Sport, Zvonimir Boban. Avendo la possibilità di avere a disposizione Zlatan Ibrahimovic, l’opinionista croato ha voluto chiedere allo svedese quale fosse il suo ruolo. E la risposta è stato in classico stile Ibra: “Il ruolo è semplice. Tanti parlano ma io comando, sono io il boss e tutti lavorano per me. La mia assenza? Quando leone va via, i gatti si avvicinano. Quando il leone torna, i gatti spariscono. Con tutto quello che si dice in giro, il livello è troppo basso. Mi sto concentrando sul lavoro, sono stato via per qualche giorno per motivi personali, però sono sempre presente”.
Insomma lo svedese ha ribadito di avere molta voce in capitolo all’interno della società e quindi si è assunto, indirettamente, anche tutte le responsabilità di ogni scelta fatta in estate: dall’allenatore al mercato, passando per la gestione di alcuni giocatori. Ma se così fosse anche il lavoro di Ibra sarebbe da mettere sotto la lente di ingrandimento. Quello che sembra palese è che all’interno dello spogliatoio rossonero manchi un leader e che ognuno vada un po’ per conto suo. Da giocatore, Zlatan, ha dimostrato di essere in grado di fare da guida, di saper prendere per mano un gruppo giovane e immaturo e portarlo fino alla vittoria dello scudetto. Ora è giunto il momento che si faccia sentire anche da dirigente e che dimostri la sua autorità da “boss”. Non solo a parole.