Il trapianto di cuore da fermo e le nuove possibilità nell’ambito della donazione degli organi. La nuova vita di Francesco a 9 mesi da quell’intervento.
“Abbiamo capovolto un paradigma, che non si potesse fare“, così a Maggio il professor Gino Gerosa annunciava entusiasta il primo trapianto da cuore fermo in Italia. Si tratta di una nuova forma di donazione chiamata in questo modo perché avviene dopo accertamento di cessata attività cardiaca.
Il trapianto da cuore fermo esiste da qualche anno, ma in Italia appunto è stato realizzato per la prima volta solo a Maggio dello scorso anno presso il Policlinico Universitario di Padova. Si tratta di una tecnica rivoluzionaria che va ad accorciare i tempi di attesa dei pazienti in lista per la donazione di cuore che, dopo il pancreas, è quella che richiede tempi più lunghi -ad oggi sono 688 i pazienti che hanno in programma un trapianto di cuore.
L’11 maggio, raccontavano all’epoca i medici che hanno fatto parte dell’equipe di intervento, rappresenta uno spartiacque proprio quel novembre del 1985 è diventato importante in medicina perché proprio a Padova veniva effettuato il primo trapianto di cuore con successo; “Per primi al mondo-dichiarava il professor Gerosa- abbiamo dimostrato che si può utilizzare per un trapianto un cuore che ha cessato ogni attività da 20 minuti“. A cambiare, quindi, non era solo la letteratura scientifica che da anni lavorava a questa nuova tecnica, ma si rivoluzionava nei fatti la donazione degli organi che, anche per merito della donazione da fermo, ho avuto proprio nel 2023 il più alto numero di sempre, con altri 17 interventi simili nel resto dell’anno sull’intero territorio nazionale.
La nuova vita di Francesco dopo il trapianto
Francesco, il paziente zero di questa nuova rivoluzionaria tecnica, è stato ospite nei giorni scorsi a Venezia come testimonial della Giornata Mondiale delle Cardiopatie congenite che si celebra il 14 febbraio. Un modo per rimarcare come la sua storia abbia già scuola nel mondo della medicina mondiale, ma anche per capire com’è oggi la vita del ricevente.
“Sto bene -ha esordito Francesco che di anni ne ha 45- la mia vita è cambiata e sono felice di aver dato fiducia al Prof.. Ho accettato subito l’intervento, dopo due anni che aspettavo, posso dire che il motore funziona“.
Zaia, “è l’inizio di un nuovo corso”
Nell’ambito dell’incontro il presidente della Ragione, Zaia, ha elogiato ancora una volta il lavoro svolto sottolineando come questo rappresenti un cambiamento di passo importante soprattutto se consideriamo che, dati alla mano, ogni anno solo in Veneto ci sono 300 nuovi nati affetti da cardiopatie. “L’aver ampliato l’attività dei trapianti dai pazienti di morte cardiaca -ha concluso Zaia- non è stata soltanto una grande operazione per salvare una vita, ma ha significato l’apertura di un nuovo corso.“