Chiuse le indagini sull’affare Osimhen: la procura vuole il processo per Aurelio De Laurentiis, cosa rischia?
La notizia ha gelato in questi minuti il mondo del calcio italiano: Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, è stato indagato con l’accusa di falso in bilancio in relazione all’acquisto del calciatore Victor Osimhen nell’estate del 2020. Insieme a lui, ci sarebbero indagati altri dirigenti del Napoli. L’inchiesta è della Procura di Roma, che sembra dunque intenzionata a mandare a processo il presidente partenopeo.
Quello che è accaduto in queste ore viene ricostruito dal sito del quotidiano La Repubblica. La vicenda riguarda presunte plusvalenze fittizie legate alla compravendita dell’attaccante nigeriano classe 1998, passato quell’estate dal Lilla al Napoli, dove è diventato una vera e propria macchina da gol, contribuendo in maniera decisiva allo storico scudetto 2022-2023 dei partenopei.
La scorsa stagione, infatti, la punta nigeriana ha superato il muro dei 30 gol stagionali, raggiungendo quota 31 di cui 26 in campionato di cui è stato capocannoniere: 67 in tutto i gol dal suo arrivo a Napoli, compresi gli otto finora realizzati in questa non esaltante stagione. Sull’acquisto di Osimhen si era espressa già la giustizia sportiva, senza riscontrare illeciti a carico del club partenopeo e del presidente.
Infatti, nell’aprile 2022, il Tribunale federale nazionale della Figc aveva assolto Napoli e De Laurentiis con formula piena per il caso plusvalenze. Oltre che su De Laurentiis, la procura di Roma indaga sul ruolo di Jacqueline Baudit, moglie del patron del Napoli, i figli Valentina ed Edoardo De Laurentiis e dell’amministratore delegato Andrea Chiavelli. Da un punto di vista sportivo, ora la procura della Figc formulerà una richiesta d’accesso agli atti dei colleghi della magistratura ordinaria.
I tempi, a quanto pare, saranno comunque molto lunghi e a oggi non è possibile fare delle ipotesi rispetto alle conseguenze che riporteranno sia il Napoli che i suoi dirigenti. Da un punto di vista penale, il falso in bilancio da tempo è stato derubricato a reato societario con un entità lieve, il che vuol dire che i dirigenti del Napoli – se dovessero andare a processo ed essere condannati – rischierebbero tra uno e cinque anni di reclusione.