Il tedesco sta dimostrando di tornare sui livelli pre infortunio e ha avuto la meglio contro l’altoatesino al termine di una battaglia lunga cinque set
Era sicuramente sulla carta l’ottavo di finale più equilibrato ed interessante e così è stato. Il match tra Alexander Zverev e Jannik Sinner, valido per ottenere il pass per andare a sfidare ai quarti di finale Carlos Alcaraz, è stato una vera e propria battaglia all’ultimo colpo. L’incontro, vinto dal tedesco al quinto set, è durato quasi cinque ore ed è stato ricco di colpi di scena e grandi emozioni.
Zverev fa cacciare un tifoso: incitava con un inno nazista
L’epilogo è stato sicuramente un grande dispiacere per i tifosi italiani che hanno visto uscire di scena il suo numero 1, ma al tempo stesso il mondo del tennis può riabbracciare un grande talento come quello di Sasha la cui carriera, dopo il terribile infortunio alla caviglia avvenuto nel 2022, era a rischio. Il classe 1997 sta giocando sicuramente il suo miglior tennis dopo quel terribile incidente e sta scalando nuovamente posizioni nel ranking ed è in corsa per un posto alle Finals di Torino. Ma oltre all’importantissima vittoria c’è stato un altro episodio durante il match con Sinner che ha attirato molte attenzioni.
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Il tedesco, infatti, durante il quarto set, ha fatto cacciare un tifoso dall’Arthur Ashe Stadium. Il motivo? L’uomo stava incitando il giocatore intonando Deutschland Uber Alles, noto inno della Germania nazista. Quando Zverev ha sentito questo coro, prima di una battuta, si è fermato e si è avvicinato all’arbitro di sedia, chiedendo che il tifoso venisse allontanato. “Ha appena urlato le famose parole di Hitler, è incredibile“, ha detto il classe 1997. Al termine del match il tedesco ha poi spiegato in conferenza: “Ha iniziato a cantare l’inno di quell’epoca, ho pensato fosse davvero troppo per sopportarlo. Adoro i tifosi, il chiasso, le emozioni e gli incitamenti ma penso – da cittadino tedesco e non esattamente orgoglioso di quel periodo storico – che non sia stata una brillante idea la sua. Se non avessi reagito sarebbe stata una macchia per me“.