“Ho detto NO alla Ferrari” Formula 1, il rifiuto sciocca i tifosi: annuncio in diretta

Ecco le confessioni di un ex pilota di Formula 1, tra gli anni ’80 e ’90, nei confronti di una delle monoposto più famose al mondo

Tutti i piloti automobilisti del mondo vorrebbero avere almeno un giorno una piccola esperienza con la Ferrari. Il tipico colore rosso fiammante, lo stemma col Cavallino Rampante, che mostra forza e voglia di vincere sempre. C’è chi ci è riuscito ed anche chi ha rifiutato il futuro nella scuderia di Maranello.

Il rifiuto di Berger
Ex pilota della Ferrari-(Foto Instagram)-sportnews.eu

È un periodo in cui dinanzi alla Ferrari, c’è la mostruosa Red Bull di Max Verstappen, ma la Rossa è una monoposto sempre vogliosa di vincere ma pare che la scuderia anglo-austriaca non voglia lasciare niente a nessuno. E parliamo di un ex pilota della Ferrari, austriaco Gerhard Berger.

Berger e la sua ammissione verso la Ferrari

Non è possibile non ricordarlo, Gerhard Berger, pilota di Formula 1, austriaco, tra i migliori del decennio 80-90, cui vanta 10 gran premi vinti.

Protagonista con Arrows, Benetton, Ferrari e McLaren, con la Rossa, ha passato due fiorenti periodi di vittorie. Infatti è ben ricordato a Maranello, quando si presenta nella scuderia della Rossa, fa sempre un grande effetto, proprio perché molto legato, anche per i risultati ottenuti.

Il rifiuto di Berger
Ora osservatore-(Foto Instagram)-sportnews.eu

Ma, ultimamente Berger ha svelato un segreto: “Ho avuto dei colloqui con la Ferrari, che mi voleva come team manager, per poter uscire da questa difficile situazione in cui si trova la Rossa. Ci ho pensato, ero tentato, ma non volevo più far parte di questo mondo”– ha ammesso l’ex alfiere della monoposto.

Berger adesso è un imprenditore e dice: “Adesso, ho solamente voglia di guardare le gare, osservare i GP, essere ai circuiti. Non voglio più fare quel lavoro. Ho solo voglia di godermi la vita e vivere senza pressioni”.

Ricordiamo che Berger, nel 2006, ebbe già un’esperienza alla Toro Rosso, come team manager, ma lasciò dopo un po’ proprio perché non si sentì adatto per quel ruolo.

 

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