Con il passaggio del turno dei nerazzurri ci sarà sicuramente un’italiana nella finale di Champions League di Istanbul dopo sei anni
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Il pareggio per 3-3 di San Siro contro il Benfica ha regalato all’Inter la Euro-Semifinale contro il Milan. Uno scontro fratricida che ha iniziato ad incendiarsi subito dopo il fischio finale dell’arbitro Del Cerro Grande e che ovviamente monopolizzerà l’attenzione di tutto il mondo calcistico italiano. I nerazzurri tornano nelle top 4 d’Europa per la prima volta dopo il 2010, anno dell’indimenticabile triplete e vogliono prendersi la rivincita della storica semifinale persa nel 2003.
Milan-Inter: in quattro hanno già alzato la coppa dalle grandi orecchie
Di sicuro ci sarà quindi un’italiana nella finale di Istanbul. Sei anni dopo la Juventus a Cardiff, quindi, il nostro calcio porterà una squadra nell’atto conclusivo della competizione più importante. Sicuramente un motivo di orgoglio per il Paese che sta provando a lasciare il segno nonostante le grandi disparità economiche che ci sono con le big europee. Per molti giocatori di entrambe le squadre sarà quindi la prima partecipazione ad un evento così importante, ma qualcuno l’obiettivo l’ha già raggiunto e ha anche alzato la coppa dalle grandi orecchie in passato.
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Nel Milan sono addirittura tre. Il primo è Theo Hernandez che nel 2018 era in panchina a Kiev nel successo del Real Madrid per 3-1 contro il Liverpool. Il secondo ad aver esultato è stato Divock Origi nel 2019 con il Liverpool che sconfisse il Tottenham per 2-0: l’attaccante rossonero segnò il gol che chiuse la pratica. Il terzo è Olivier Giroud che, seppur non entrando, vinse la coppa con il suo Chelsea nel 2021 ai danni del Manchester City.
Solamente uno, invece, il nerazzurro campione d’Europa. Si tratta di Romelu Lukaku che faceva parte della rosa del Chelsea che nel 2012 vinse ai rigori contro il Bayern Monaco. In realtà BigRom non era stato inserito nella lista Uefa in quella stagione: “Non ho toccato la coppa nemmeno con un dito. Perché non ho vinto quel trofeo. Ragiono così da quando avevo undici anni: se non ho contribuito, non è il mio trofeo”. Siamo certi che se dovesse capitare, questa volta, lo toccherà eccome.