Un giovane ha deciso di sfruttare il social network per far vedere il mondo del calcio dalla prospettiva arbitrale con diversi video
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La crisi numerica della classe arbitrale sta continuando imperterrita. Sono sempre meno i giovani che vogliono iniziare la carriera da fischietto, creando un problema numerico che nei prossimi anni potrà diventare sempre più reale. Rimborsi decisamente bassi, gli insulti ricevuti ogni partita e le polemiche che scaturiscono al termine dei match sono tutti fattori che allontanano i ragazzi dall’indossare la “divisa gialla”.
Utilizzare i social network per avvicinare i giovani al mondo arbitrale. Questo è l’obiettivo del giovane Alessandro Iuliano, arbitro 23enne della sezione di Mestre. Alessandro inizia nel 2016 ad arbitrare e dopo tanta gavetta arriva a dirigere match di Prima Categoria, ancora giovanissimo. Poi la pandemia blocca i campionati e nel tempo libero si diverte su TikTok e, su suggerimento di un amico, apre il suo account personale con il nickname di “Arbitrino“. Idea un format originale, riprendendo le sue partite arbitrate e commentando le decisioni prese e dispensa consigli ai giovani che vogliono intraprendere la stessa carriera. Poi però inizia a commentare le partite di cartello degli Europei e iniziano ad arrivare le prime avvisaglie. I suoi profili Tik Tok e Instagram hanno grandissimo seguito con decine di migliaia di followers, ma poi arriva un avviso tramite la piattaforma digitale dell’Aia, in cui viene aperto un procedimento nei confronti del giovane.
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Per Iuliano inizia un vero e proprio calvario: “Sono stato convocato negli uffici veneti della Figc. Ho incontrato un procuratore dell’Aia, che voleva sapere quanto seguito avessi e per quale motivo pubblicassi quei video sui social”. Da Roma arriva l’ok per avviare il processo, Iuliano si presenta dinanzi alla Commissione di Disciplina regionale ed è sanzionato con 5 mesi di sospensione. Il nuovo provvedimento, però, parla di 18 mesi di stop, fino al giugno 2024, poiché nel regolamento arbitrale è evidenziato come ai tesserati non è concesso “fare dichiarazioni pubbliche in qualsiasi forma, anche a mezzo di siti internet, che attengano a gare dirette (…) da ogni associato, salvo espressa autorizzazione del Presidente dell’Aia (…)”.
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“Non contesto la decisione, perché c’è un regolamento che parla chiaro – ha affermato il giovane – Oggi i social network sono fondamentali, l’Aia potrebbe sfruttarli per confrontarsi con i tifosi. Tra i fan e gli arbitri esiste ancora una barriera, che con internet può essere finalmente abbattuta”.