Falsi miti e leggende accompagnano da decenni la nutrizione, influenzando le abitudini alimentari. Carboidrati buoni e cattivi; esistono davvero?
L’alimentazione è da sempre bersaglio fisso di falsi miti e leggende in ogni ambito nutrizionale. La cornice socio-culturale che accompagna le abitudini a tavola trova ulteriori complicazioni in frame condivisi, ma non scientificamente convalidati, con riferimento a presunti “cibi buoni e cattivi”. Tale polarizzazione colpisce ogni prodotto alimentare presente sugli scaffali del supermercato. La fantasia non risparmia le macro categorie: nel quadro dei macronutrienti sono perlopiù i carboidrati nel mirino delle critiche. A pesare sull’attitudine alimentare dell’intera comunità vi è anche la diet culture. I carboidrati? Fanno ingrassare; rappresentano il male per l’organismo: nulla di più falso. In quanto zuccheri, dunque energia, i carboidrati rappresentano la fonte alimentare più importante per il corretto funzionamento di mente e corpo.
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Contrariamente al pensiero comune, i carboidrati rappresentano la più importante fonte di energia per l’organismo umano. A livello biochimica, tale macros è composto da carbonio ed acqua e sono principalmente contenuti in fonti di origine vegetale; in particolare nei cereali. Compresa la natura dei carboidrati, passiamo alla demistificare l’errata concezione polarizzata sui carboidrati.
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Demoliti i piedi d’argilla del colosso convenzionale che guarda ai carboidrati come fonte da evitare; è ora di eliminare anche l’infondata suddivisione dei carboidrati in “buoni e cattivi”. Come ricordato in precedenza, tutti i carboidrati sono zuccheri; pertanto, durante il loro consumo, l’organismo umano assimila il glucosio, elemento necessario per l’assorbimento di energia sotto forma di ATP. Il corpo umano è in grado di assorbire solo zuccheri semplici (i cosiddetti monosaccaridi), quali glucosio, fruttosio e galattosio. Ne consegue la verità sugli zuccheri complessi o polisaccaridi risultano migliori in termini di assorbimento poiché, richiedendo tempi di assimilazione più lunghi, non alterano sensibilmente l’indice glicemico.
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Compreso il quadro generale, per definire con certezza l’esito positivo di un alimento ricco di carboidrati è necessario guardare all’intero apporto calorico e nutrizionale non solo dell’alimento in questione, ma dell’intero regime alimentare. L’indice glicemico conta con riferimento all’intera giornata; e 100 grammi di arancia, ricca di fibre e nutrienti, non ha eguali in confronto a 100 grammi di patatine fritte, povere di nutrienti e ricche di calorie. In breve, è la somma degli zuccheri ingeriti a fare la differenza.