Una vitamina sconosciuta, ma dall’importante valore nutrizionale: principali proprietà e in quali alimenti trovarla a tavola.
Conosciuta anche con il termine naftochinone, la vitamina appartenente al gruppo K è liposolubile: viene prodotta nell’intestino e viene accumulata nel fegato. Essendo rilasciata direttamente dall’organismo, il nostro corpo non ne richiede alte percentuali in termini di biodisponibilità da fonti alimentari. Stando al fabbisogno giornaliero medio, la vitamina K non deve superare il mg al giorno per chilogrammo di peso corporeo: si tratta di una quantità facilmente assimilabile attraverso un sano regime equilibrato e bilanciato a livello nutrizionale. In breve, la vitamina K non deve essere assunta con alta frequenza come accade per il restante apporto vitaminico; pertanto non è necessario preoccuparsi sull’assunzione regolare degli alimenti che ne sono particolarmente ricchi. Riguardo alle sue funzioni, la vitamina K svolge un ruolo essenziale nel mantenimento della struttura ossea e agevola una buona coagulazione del sangue.
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Nella lista degli alimenti più ricchi di vitamina K si ricordano in particolare le verdure a foglie verde, specialmente bietole e spinaci. Oltre ai vegetali, una bassa percentuale di vitamina K è contenuta anche nelle uova, nei latticini, nella carne, nei cereali e nei legumi.
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Nel menù da servire a tavola non mancano i crauti e le crucifere come il cavolo, le rape, i cavolini di Bruxelles e il cavolfiore. Nel reparto frutta, invece, si ricordano soprattutto kiwi, banana e avocado. Ancora, percentuali di vitamina K sono presenti anche in alcuni oli, in particolare quello d’oliva, di soia e di colza.
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La carenza di vitamina K comporta infortuni come fratture alle ossa a causa di forme lievi o gravi di osteoporosi. Difatti, un’importante funzione della vitamina K è regolare la funzionalità delle proteine responsabili del mantenimento della struttura delle ossa. L’eccesso di vitamina K, invece, comporta vomito, sudorazione, oppressione al petto e trombosi.