6 anni senza espulsioni, questa volta però Steph Curry l’ha combinata davvero grossa, ecco perché è stato buttato fuori nella sfida contro i Grizzlies
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Una notizia sconvolgente per l’NBA soprattutto perché ha coinvolto uno dei giocatori ritenuti più corretti di tutta la lega, Steph Curry infatti, non a caso non veniva espulso da ben 6 anni ma nell’ultima partita giocata contro i Grizzlies è andato davvero su tutte le furie.
Il gesto clamoroso fatto dal giocatore non poteva passare inosservato ed è stato diretto non ad un avversario ma proprio verso il compagno di squadra Jordan Poole. Fine della partita gustata dal tunnel di uscita per il ragazzo mentre la sua squadra è comunque arrivata alla vittorie, ironia della sorte, proprio grazie ad una grandissima giocata del suo compagno Poole.
Per chi segue da sempre il giocatore forse sarà stato facile intuire il motivo della sua espulsione, la terza in totale e avvenuta sempre per lo stesso motivo. Il lancio del paradenti a quanto pare è un evergreen nei colpi del cestista, la novità è che la decisione che lo ha indispettito questa volta non è stata causata da una scelta arbitrale.
Questa volta la rabbia era rivolta al compagno Jordan Poole per aver ignorato la sua richiesta di passaggio ed aver scelto la strada della giocata personale in un momento cruciale della partita. Finale di partita guardato dal tunnel di entrata per Curry che, suo malgrado, ha dovuto anche assistere alla giocata della vittoria arrivata da parte del compagno Poole.
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“Un giocatore come Curry non dovrebbe mai essere espulso in un finale di partita”, queste le dichiarazioni di Poole che, a quanto pare, non si è sentito offeso dal gesto del compagno. “In momenti come questi ogni dettaglio conta, quindi è facile perdere le staffe. Non avrei dovuto farlo, ma per fortuna non ha colpito il pubblico e nessuno è stato messo in pericolo”, questi invece i commenti di Curry che comunque è tornato sereno nel finale soprattutto perché la sua espulsione non è costata cara ai suoi Warriors.