Una dieta di eliminazione è utilissima per poter risolvere alcune intolleranze di tipo alimentare: ecco quando conviene iniziarla.
Il modo principale per poter individuare le intolleranze di tipo alimentare è costituito dalla dieta di eliminazione. Tanti dei test e dei metodi esistenti per cercare di rilevare e scoprire questo tipo di disturbi non si rivelano però il più delle volte tanto attendibili, per cui spesso si punta semplicemente ad eliminare qualche tipo di cibo dalla propria alimentazione per vedere se la cosa ha effetti positivi, e nel caso contrario continuare dunque a procedere per tentativi. Alcune intolleranze alimentari sono però semplicemente provvisorie e momentanee, per cui solo per un certo arco di tempo il nostro corpo diventa incapace di assorbire un determinato cibo. Vediamo dunque di seguito come funziona più precisamente una dieta di eliminazione.
Quando iniziare una dieta di eliminazione
La dieta di alimentazione consiste in un piano alimentare enormemente restrittivo, che non risulta essere granché salutare a medio termine o a lungo andare. Deve dunque essere messa in atta per un periodo non più lungo di tre settimane circa, altrimenti potrebbero avere luogo diversi deficit e problemi dal punto di vista nutrizionale. Il primo passo è quello di evitare il più possibile tutti quei gruppi di alimenti che possono essere causa delle intolleranze.
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A questo punto, dopo circa due settimane, si può arrivare ad inserire nell’alimentazione i gruppi di alimenti sospetti per poter verificare i sintomi. Tra gli alimenti che vengono spesso esclusi vi sono molto spesso le noci. La dieta di eliminazione è di conseguenza di grande utilità quando si vuole cercare di capire quale sia l’alimento causa di problemi di tipo intestinale o nutrizionale. Bisogna dunque prima di tutto individuarli in modo poi così da poterli eliminare.
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Come già ripetuto, per la dieta di eliminazione bisogna però fare molta attenzione. Questa infatti presenta numerose restrizioni per quanto riguarda i nutrienti essenziali, motivo per cui non è assolutamente sostenibile sul lungo periodo ma solo per un brevissimo arco di tempo. Questo metodo è utilissimo per poter rilevare un’intolleranza alimentare, ma prima di iniziare a seguire questa strada conviene comunque consultare uno specialista.