Sono sempre di più le ricerche e le indagini che associano l’utilizzo assiduo dei social network a problemi legati alla salute mentale: ecco cosa è emerso.
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Sono tante, tantissime le persone che oggi hanno un profilo social. Da Facebook a Instagram, senza dimenticare quelli di nuova generazione come Tik Tok oppure altri che utilizzano solo in pochi. Comunque, sempre più utenti hanno almeno un profilo, mentre la maggior parte ne possiedono due o più. E cosa è possibile farci? Semplice, praticamente qualsiasi cosa: inviare messaggi, “postare” (termine che di fatto significa “pubblicare online”) fotografie, immagini varie, video o pensieri propri, ma anche condividere cose scritte da altri, chattare con gli amici, effettuare videochiamate o spedire messaggi vocali. Si tratta di veri e propri universi a sé stanti, mondi virtuali in cui le persone alle volte si perdono letteralmente, dimenticandosi della vita reale, quella che sta al di fuori dello schermo di un computer o, al giorno d’oggi, direttamente del proprio smartphone.
Sì perchè la rivoluzione tecnologia degli ultimi anni ha comportato uno sviluppo tecnologico senza precedenti, tanto da permettere a chiunque di restare connessa/o con milioni di altre persone semplicemente digitando qualche tanto sul proprio telefono cellulare. Ma è veramente una dinamica così vantaggiosa come potrebbe sembrare (almeno in prima battuta)? Oppure l’utilizzo eccessivo dei social network può avere serie ripercussioni sulla salute mentale di coloro che non se ne separano mai? Quanto impattano questi spazi virtuali sulla vita di tutti i giorni, in termini di tempo trascorso su di essi, distrazioni nei vari ambiti della vita o “alienazione” dall’ambiente circostante? Gli scienziati ed i ricercatori di varie parti del mondo hanno provato a rispondere a questi interrogativi, arrivando a conclusioni e risultati che proponiamo di seguito.
Come l’utilizzo dei social network può impattare sulla salute mentale di chi li usa (soprattutto eccessivamente)
Siamo letteralmente circondati dai social network, molti dei quali nemmeno li conosciamo. Ma chiunque ormai, dai calciatori ai politici, dagli attori ai cosiddetti influencer, utilizzano questi mondi virtuali per raccontare la loro vita. Una cosa che spesso fanno anche i ragazzi più giovani, senza tuttavia rendersi conto dei rischi ai quali vanno incontro. In effetti, il mondo dei social (così come internet in generale) pur aprendo le porte al progresso in termini di connettività ha anche, di fatto, permesso a parecchi malintenzionati di popolare questo vasto universo digitale. E complessivamente, sono sempre più numerosi gli studi che evidenziano correlazioni certe o presunte tra coloro che fanno abuso dei social network e che riscontrano problemi psicologici, fisici o addirittura esistenziali, in particolare durante la fase della crescita e dunque dell’adolescenza. Da questo preoccupante punto di partenza, bisogna dunque ragionare per capire quali soluzioni e quali interventi mettere in atto per limitare i danni.
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Insomma, l’utilizzo eccessivo dei social è un pericolo per la salute mentale degli utenti. Questo è un dato di fatto. Ma come si trasporta questa affermazione nella concretezza? Ad esempio, una recentissima indagine pubblicata proprio quest’anno su Nature Communications e condotta su più di 84 mila soggetti del Regno Unito, ha evidenziato come le ragazze tra gli 11 ed i 13 anni ed i ragazzi 14-15enni che hanno trascorso mediamente un tempo maggiore sui social media siano meno soddisfatti della propria vita. Si tratta infatti di un’età in cui, spiegano i ricercatori, possono verificarsi le cosiddette “finestre di vulnerabilità” che si manifestano in momenti diversi a seconda del genere. Le donne in particolare è emerso che sono più sensibili al condizionamento di internet (e soprattutto dei social) rispetto agli uomini. Ancora, basti considerare il report di The Mental State of the World di Sapien Lab risalente al 2021 e condotto in 34 Nazioni, il quale ha specificato come la crescita dell’uso degli smartphone e dei social media, unitamente all’aumento dell’isolamento legato alla pandemia di Coronavirus, abbiano comportato un calo della salute mentale collettiva; questo in particolare nei giovani adulti di età compresa tra 18 e 24 anni.
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Praticamente, con una media tra le 7 e le 10 ore trascorse online gli impegni per così dire “sociali” degli individui sono andati a scemare, addirittura a scomparire in alcuni casi. E se vogliamo fare un paragone con il passato, prima dell’avvento di internet e di tutti i suoi prodotti “derivati”, la stima per ogni persona rispetto al tempo trascorso ad interagire “dal vivo” era di circa 15 mila / 20 mila ore prima del raggiungimento dei 18 anni d’età. Oggi questo assunto si è rivelato essere completamente stravolto e ridotto, tanto da calare fino alle 1.500 / 5.000 ore ad individuo. Si tratta tuttavia di un fattore, quello della relazione diretta tra persone, decisivo e fondamentale per la crescita sana di ragazze e ragazzi in via di sviluppo. La comprensione delle espressioni facciali, del linguaggio del corpo e di tutto ciò che riguarda il “vedersi faccia a faccia” è assolutamente rilevante, anche per capire in che modo interpretare le cosiddette “risposte emotive” delle diverse persone con le quali si stringono relazioni affettive o di amicizia.