Videogiochi e benessere mentale: bene problem solving e creatività

Una nuova ricerca ha stabilito che utilizzare i videogiochi non è così dannoso come si pensa, ma impatta positivamente sul problem solving e sulla creatività.

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Giocare ai videogames (Pixabay)

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Trascorrere del tempo davanti alla televisione, magari utilizzando una console come Xbox o Playstation, non fa così male come tendenzialmente si crede. Anzi, una recente indagine ha portato alla luce un fatto sbalorditivo: passare qualche ora davanti al videogiochi impatta positivamente sul problem solving e sulla creatività, specialmente nei bambini. Dati di fatto forse inaspettati ma che, in pochi istanti, spazzano via la maggior parte dei timori spesso legati all’uso eccessivo di questi dispositivi. In particolar modo sono i genitori che, ai loro bambini, raccomandano di trascorrere poco tempo con i videogiochi per paure che, ha dimostrato la scienza, sono effettivamente infondate. Attenzione: non stiamo dicendo che trascorrere ore ed ore attaccati ai videogames sia una cosa buona ne tantomeno salutare, tuttavia è stato dimostrato come, se utilizzati nelle giuste “dosi”, i videogiochi possano aiutare a risolvere problemi e impattino con risvolti positivi sulla creatività dei più piccoli, aiutandone la crescita e lo sviluppo.

Un altro dato di fatto è che con i videogiochi bisognerà cominciare a convivere in modo sempre più importante, considerati anche i numeri e l’impatto che questo “fenomeno”, specialmente con l’avvento delle grandi e sempre più interattive console, sta avendo a livello mondiale. Considerati infatti tutti i Paesi del globo, sono più di tre miliardi i giocatori di tutto il mondo (sostanzialmente poco meno della metà della popolazione mondiale), dei quali ben 15,5 milioni si trovano in Italia. Praticamente più del 30% degli abitanti del nostro Paese gioca regolarmente a qualche tipo di videogioco, dinamica che, ovviamente, coinvolge soprattutto i soggetti più giovani. E se consideriamo la crescita dei giochi online, il costante miglioramento della definizione, lo sviluppo del metaverso e della sempre crescente possibilità di giocare in gruppo, appare chiaro come l’intero universo dei videogames sia destinato ad aumentare in modo decisamente importante.

I videogiochi possono avere impatti positivi sulla salute mentale: i riscontri su problem solving e creatività

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Bambini che giocano ai videogames (Pixabay)

Sono problem solving e creatività gli elementi sui quali porremo l’attenzione in questo articolo, anche se verranno interessati altri aspetti della personalità e della routine quotidiana che, appare chiaro, vengono interessati dall’argomento principale: l’impatto dei videogiochi. Ebbene, a tirare le conclusioni di cui abbiamo accennato in precedenza è stata Preply, una piattaforma globale di apprendimento delle lingue che mette ad oggi in contatto oltre 20 mila insegnanti e centinaia di migliaia di studenti in tutto il mondo, che ha voluto lanciare uno studio sui videogames e sul loro impatto, indagando la percezione che gli adulti hanno nei confronti dei giochi e anche la tipologia di linguaggio utilizzata negli ambienti in cui si sviluppa il game. La ricerca ha coinvolto ben 1.400 gamer di diverse nazionalità e il primo risultato al quale bisogna dare attenzione è proprio il fatto che, giocando, si sviluppa nel 53% dei casi una maggiore capacità di problem solving, con un’influenza negativa dei giochi che tuttavia si ripercuote nelle ore di sonno che vengono destinate ai videogames.

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Spostando invece l’attenzione sui bambini, i genitori sostengono che giocare ai videogames abbia un impatto benefico sia sulla loro creatività (51% dei casi) che sulle abilità sociali del figlio o della figlia (43%), mentre anche in questo caso è proprio il sonno a confermarsi uno degli aspetti più sacrificati. Altri però sono i fattori ai quali rivolgere uno sguardo attento: lo studio infatti ha messo a confronto anche le competenze e conoscenze che i giocatori hanno sviluppato durante le sessioni di game: oltre al già citato problem solving, si è notata una crescita di altri elementi quali salute mentale (51% dei casi), una maggior capacità decisionale (48%), un aumento della coordinazione rispetto al binomio occhio-mano (46%) ed infine un potenziamento delle abilità comunicative (40% dei soggetti). Inoltre, un fattore sociale da non sottovalutare è la capacità di creare relazioni fornita dai videogames, che consentono di stringere amicizie anche attraverso il gioco online. Ma non è tutto: giocare in lingua originale permette anche di sviluppare una maggiore comprensione e conoscenza delle lingue straniere, con risvolti positivi nella vita di tutti i giorni per coloro che, a scuola o in altri contesti, solitamente le parlano (principalmente questo accade con l’inglese).

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Altri dati, questa volta dal punto di vista dei genitori: secondo questi ultimi, i minorenni possono essere influenzati positivamente rispetto alla creatività, ma anche nella vita sociale e, da non sottovalutare, per il 35% dei rispondenti anche nelle questioni che richiedono logica. Bene anche l’impatto sulla salute fisica (30%), mentre ben il 63% di coloro che sono stati intervistati ha ammesso di avere figli giocatori a casa. E quanto giocano? Secondo i genitori, nel 58% dei casi tra una e tre ore, per il 30% invece il tempo è compreso tra le tre e sei ore, mentre solo per l’8% di mamme e papà i bambini trascorrono meno di un’ora con i videogames. Qualcuno invece, il 3%, si sbilancia addirittura su tempistiche quali 7 o 10 ore al giorno.

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