Il 25 maggio del 2012 moriva il “Re di spade”, lo sportivo italiano più medagliato di tutti i tempi alle Olimpiadi: Eduardo Mangiarotti.
La sua carriera sportiva non ha eguali. Ha “vissuto”, in diverse vesti, ben 17 edizioni dei Giochi Olimpici. Da atleta la prima fu nel 1936 a Berlino, poi ci fu, nel 1948, quella di Londra, nel 1952 quella di Helsinki, nel 1956 quella di Melbourbe e nel 1960 quella di Roma (in queste ultime due edizioni fu, anche, porta bandiera). Il suo palmares lascia senza fiato: 13 medaglie olimpiche (6 ori, 5 argenti e 2 bronzi) e 26 medaglie mondiali (13 ori, 8 argenti e 5 bronzi).
Quando decise di attaccare il fioretto al chiodo mise, subito, la giacca da dirigente e giornalista, della Gazzetta dello Sport, partecipando, in quella veste, ad altre cinque edizioni dei Giochi Olimpici.
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Eduardo nacque in una famiglia di sportivi, anzi di schermidori. Il padre, Giuseppe, infatti, fu il caposcuola di una palestra di scherma che ancora oggi, grazie alla figlia di Eduardo (Carola), porta il suo nome.
Mangiarotti è, e sarà per sempre, noto per i suoi successi in pedana ma anche, e forse soprattutto, per la sua personalità e per la sua dedizione agli altri. Anche la carriera “non sportiva” del Re di Spade fu, infatti, lusinghiera. Per anni ebbe l’onore (e forse l’onere) di ricoprire la carica di Presidente dell’Unione Veterani Sportivi e della A.M.O.V.A. (Associazione, da lui fondata, per riunire attorno alla bandiera del ricordo e dell’onore le Medaglie d’Oro al Valore Atletico). Il Presidente della Repubblica Scalfaro lo nomino, inoltre, Cavaliere di Gran Croce.
Il Re di spade ci ha lasciato ormai da anni ma il suo ricordo rimarrà per sempre nitido nella memoria di tutti gli sportivi.