Per molte persone la cosiddetta pancia da birra può sembrare solo un dettaglio del proprio fisico, mentre nasconde problemi assai più gravi.
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Spesso ci ridiamo sopra, crediamo non sia importante ma semplicemente un “dettaglio” del nostro corpo. Eppure, la cosiddetta pancia da birra rappresenta un vero e proprio problema per il nostro organismo, sia in termini estetici che di salute in senso stretto. Spesso infatti è correlata ad altre patologie che possono davvero definirsi tali, come l’obesità o il sovrappeso, dinamiche che non consentono al nostro fisico di lavorare al meglio. Spesso questa tipologia di pancia è associata ad un eccesso di alcolici, ma anche (nella maggior parte dei casi) a una dieta poco sana o addirittura inesistente, sprovvista con tutta probabilità anche dell’attività fisica che sarebbe necessaria al nostro corpo per prevenire una serie di problematiche, da quelle del cuore alla muscolatura in generale.
Non è poi nemmeno una questione di età: o meglio, dovrebbe esserlo, dato che spesso quella che noi chiamiamo pancia da birra tende a palesarsi dai cinquant’anni in su. Tuttavia, sempre più ragazzi giovani si ritrovano a confrontarsi con questo problema, non rendendosi conto della gravità di ciò che sta succedendo al loro corpo. Non è solo una questione di grasso in eccesso infatti, ma la poca attenzione nei processi di alimentazione e idratazione rischia di comportare problematiche davvero gravi. Ecco quanto hanno scoperto gli esperti dell’Università di Oxford, in uno studio che ha messo in associazione obesità e rischio di carcinoma della prostata, presentato recentemente a Maastricht (Paesi Bassi) e pubblica in contemporanea su BMC Medicine.
La pancia da birra e tutti i suoi problemi: i dati emersi dallo studio inglese non lasciano dubbi
Come spesso accade quando si parla di problemi di salute, sono i dati e la ricerca scientifica a giocare un ruolo di straordinaria importanza per capire in quale direzione ci stiamo avviando. Ad esempio, il sopra citato studio dell’Università inglese di Oxford ha evidenziato come per ogni 10 centimetri in più nel girovita, il rischio di ammalarsi e morire di tumore alla prostata salirebbe del 7%. Un numero altissimo visto e considerato che, per un uomo in età adulta, le possibilità di sviluppare una crescita della pancia anche molto importante non sono così remote. E lo ha testimoniato la ricerca con i suoi risultati, presentati pochi giorni fa al Congresso europeo sull’Obesità svoltosi in Olanda.
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Nel Regno Unito, dove il consumo di birra è sicuramente molto “generoso”, l’espressione pancia da birra si usa per indicare l’aumento del grasso addominale che certamente non vede in questa bevanda l’unica causa (pensiamo per esempio alle bibite gasate come la Coca-Cola) ma è legato in termini più generali a una vera e proprio dieta sbilanciata o addirittura inesistente, ricca di grassi e zuccheri in quantità sicuramente nocive per il corpo umano. Ma come si è svolta quindi la ricerca degli esperti inglesi? Per capire come questo “fenomeno” della pancia impatta ad oggi sulla popolazione, hanno utilizzato i dati di 2,5 milioni di uomini tratti da 19 studi diversi, e quelli di una nuova analisi su oltre 200 mila individui, presenti nella Biobanca britannica. Va specificato che nessuno dei partecipanti agli studi era affetto da una qualche tipologia tumore all’inizio dell’indagine. Il peso corporeo di ogni persona è stato monitorato per un tempo di ben 12 anni attraverso quattro misure diverse: l’indice di massa corporea (o BMI, Body Mass Index, ovvero il risultato del rapporto tra il peso corporeo e il quadrato dell’altezza), la circonferenza della vita, il rapporto vita/fianchi ed infine la percentuale di grasso corporeo.
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I risultati finali sono stati a dir poco sorprendenti: è emerso infatti che gli uomini con una più elevata adiposità centrale (cioè l’accumulo eccesivo di tessuto adiposo a livello addominale), ma anche totale, avevano un rischio maggiore di morire di cancro alla prostata rispetto agli altri che hanno preso parte all’indagine ma che, di contro, avevano mantenuto uno stile di vista sano. In particolare, il rischio di non sopravvivere alla malattia è apparso aumentato con valori diversi: del 10% per ogni cinque punti in più dell’indice di massa corporea; del 7% per ogni 10 centimetri in più della circonferenza vita; infine, del 6% per ogni crescita di 0,05 punti in quello che potremmo definire come rapporto vita-fianchi. Alla base dei risultati finali è emerso inoltre un altro elemento: coloro i quali si sono ritrovati a sviluppare una qualche forma di patologia, avevano vissuto una vita sedentaria, consumando al contempo una quantità troppo elevata di alcool e senza bilanciare il tutto con un’attività fisica adeguata. “Avere quante più informazioni possibili sui fattori che fanno aumentare il rischio di tumore alla prostata è fondamentale per permettere di prevenirlo: ricordiamo che questa tipologia di ‘male’ può avere una crescita lenta, ma anche particolarmente pericolosa“, ha concluso Aurora Perez-Cornago, epidemiologa presso l’Università di Oxford e prima autrice dello studio.