Dopo lo stop nell’ultimo GP d’Australia a Melbourne, per quanto riguarda la Formula 1, interviene Sainz chiedendo un cambio di calendario. Andiamo a scoprire i motivi che lo hanno spinto a ciò.
La stagione delle Ferrari in Formula 1 sembrerebbe prendere il piede giusto: la classifica dichiara Leclerc primo a 71 punti con un +34 rispetto a Russell, secondo. La terza posizione parla sempre italiano con Sainz a 33 punti. Anche per quanto riguarda la classifica scuderie, il Cavallino Rampante viaggia in sesta marcia: prima a 104 punti distaccando di molto la Mercedes, seconda a 65. Anche se sembra tutto filare liscio come l’olio, Carlos Sainz, dopo il ritiro obbligato nell’ultimo GP d’Australia ha voluto aizzare la fiamma. Secondo lui infatti il calendario e le decisioni degli organizzatori non sarebbero perfettamente in linea con il suo pensiero. Andiamo a scoprire perché.
Formula 1, il calendario non convince Carlos Sainz
Negli ultimi anni il calendario di Formula 1 si è sempre più allargato a nuovi paesi ed a nuove nazioni: in questa stagione debutterà Miami mentre nel 2023 lo farà Las Vegas con il suo nuovo circuito. D’altronde abbiamo già assistito all’introduzione di nuovi tracciati ultimamente: quelli d’Arabia Saudita e del Qatar ne sono dimostrazioni lampanti. L’implemento di queste nuove piste però sfavorisce quelle storiche che a mano, a mano vengono eliminate dal tabellone delle gare.
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Carlos Sainz riguardo a ciò ha numerose perplessità e dunque espone i suoi pensieri: “Penso ci debba essere un limite per il numero di gare da aggiungere, in modo che altre non rimangano fuori. Sarà bello andare a Miami e a Las Vegas, ma penso che sarebbe una grande perdita abbandonare le gare europee“.
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Purtroppo il mondo economico e quello del business ha travolto anche la Formula 1: non si ricercano più piste emozionanti ed affascinanti, si ricercano maggiormente sponsor e luoghi che possano portare sempre più soldi all’interno della federazione. Per questo motivo, così conclude il pilota “Speriamo si possa trovare un compromesso in cui le gare che non possono esserci calendario ogni anno, possano almeno farsi una volta ogni due o tre anni, a rotazione. Così potremo tornare nei posti in cui siamo sempre stati. Gli affari sono affari. Ma non mi piacerebbe smettere di correre in Europa“.