L’importanza dello stretching: che cos’è e a cosa serve. Indicazioni generali per una delle pratiche più diffuse durante lo sport.
Una delle pratiche più eseguite nei vari esercizi fisici è lo stretching. Non è altro che un esercizio di allungamento dei muscoli che aiuta il corpo ad avere maggiore flessibilità. Lo stretching può essere svolto in maniera dinamica o statica, a seconda delle esigenze o a seconda della preparazione di uno sport in particolare. La funzione dello stretching è quella di prevenire gli infortuni muscolari e le malattie osteo-articolari.
L’obiettivo è quello di aiutare il muscolo a sopportare o recuperare meglio dallo sforzo. Anche se recenti studi affermano che sia preferibile svolgerlo dopo l’allenamento, intere generazioni hanno usufruito di questa pratica come riscaldamento prima di sollecitare il fisico ad un determinato sforzo relativo soprattutto alla corsa.
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Lo stretching, come detto, aiuta ad allungare il muscolo e sono diversi gli esercizi da sfruttare per le necessità utili allo sforzo fisico che vogliamo compiere. E’ sicuramente fondamentale nello yoga, nell’atletica e nel calcio, oltre ovviamente a tutti gli altri sport in quei vengono sollecitate braccia e/o gambe con sforzi di un certo rilievo.
Lo stretching può essere praticato in qualsiasi luogo, sia a casa, in palestra o all’aperto. A casa è senza dubbio consigliato lo stretching statico, ossia l’allungamento dei muscoli attraverso delle posture da svolgere in piedi, seduti o coricati. Lo stretching dinamico si svolge prevalentemente negli spazi in cui è possibile svolgere determinati esercizi, per i quali serve una mobilità che richiede appunto spazio e dinamicità.
La durata dello stretching è variabile: 20-30 secondi per arto per un determinato esercizio è il tempo giusto per risultare preparati allo sforzo o per il pieno recupero dello stesso. Qualsiasi esercizio si voglia fare, è importante sapere che l’estensione del muscolo varia a seconda del soggetto: alcuni riescono ad allungare e a spingere un po’ di più, altri un po’ di meno; solitamente il ‘punto di arrivo’ è determinato dalla sensazione di allungamento del muscolo, che avverte l’atleta o lo sportivo in generale che si è arrivati al limite massimo della tensione del muscolo, la quale deve essere assolutamente lenta e progressiva.
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