La capacità dei dirigenti dell’Atalanta di scovare occasioni di calciomercato è ormai quasi leggendaria, eppure c’è stato un caso nel quale, per un particolare quasi insignificante, è sfuggito un colpo importante: parliamo di Adrien Tameze. Ecco cosa è successo
Stephen Pagliuca, il nuovo proprietario del pacchetto di maggioranza dell’Atalanta sa di aver fatto un affare di quelli importanti. Acquistare il 55% di uno dei club più sani d’Europa, e con concretissime possibilità di crescita, a partire dallo Stadio di proprietà, è davvero un colpo da Maestro.
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Non a caso Pagliuca ha già nel suo portafogli le azioni dei Boston Celtics oltre la gestione operative del Bain Capital uno dei fondi di investimento più importanti del pianeta. Sintomo di una grandissima capacità di fare affari.
Ad attirare le attenzioni di Pagliuca oltre all’infrastruttura Atalanta il suo solido progetto tecnico basato su un management sportivo di primissimo livello. Un management che negli ultimi sei anni, dall’avvento di Gasperini in poi, ha scovato e valorizzatocalciatori di livello assoluto come Kessie, Spinazzola, Cristante, Toloi, Zapata e Papu Gomez.
Ma anche in casa Atalanta ogni tanto, rarissimamente in verità, viene commesso qualche piccolo errore. E’ il caso di una della sorprese della Serie A 2021-2022 il mediano franco-camerunense Adrien Tameze, 28 anni lo scorso 4 febbraio, 26 presenze e 4 reti in stagione nel miracoloso Verona di Igor Tudor.
Tameze era approdato in Italia nel 2019-2020 scovato, nemmeno a dirlo, dal tris d’assi che guida l’area sportiva della Dea, il direttore tecnico Giovanni Sartori, il direttore sportivo Gabriele Zamagna ed il team manager Mirco Moioli.
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Il centrocampista era arrivato in prestito nella sessione invernale del calciomercato del 2020 dal Nizza per una cifra di 4,8 milioni di euro, cifra pagabile al superamento di determinati risultati sportivi. Formula classica che nello specifico indicava la necessità di giocare almeno 207 minuti per far scattare il riscatto in maniera ufficiale.
Ma Tameze è sfortunato arriva a Bergamo ad un mese dello scoppio della pandemia da coronavirus covid-19, pandemia che proprio a Bergamo sarà violentissima. Gioca 7 partite, fa vedere il suo valore ma, ironia della sorte, gioca 206 minuti sui 207 necessari a diventare un giocatore della Dea a titolo definitivo.
“Non so come sia andata tra Atalanta e Nizza – spiega all’edizione del 4 marzo della Gazzetta dello Sport – mancava un minuto per il riscatto ma non me lo hanno fatto fare”. Un piccolo errore di valutazione, l’eccezione che conferma la regola.