Sport invernali protagonisti in questi giorni per le Olimpiadi di Pechino 2022 ma dietro sinasconde una dura realtà per gli atleti
Al via le Olimpiadi invernali di Pechino 2022. In questo periodo al centro delle cronache sportive ci sono gli sport invernali che non sempre – soprattutto nel nostro paese – riescono a ritagliarsi il giusto spazio.
Per due settimane potremmo godere di gesti atletici che entreranno nella storia con un’atmosfera anche bella da vedere con una suggestiva neve bianca.
Già partecipare alla Olimpiadi è un punto d’arrivo importante e si possono solo immaginare i sacrifici che ci sono dietro quel momento, quanto è stato difficile arrivare a gareggiare per una delle tre medaglie.
Ma c’è anche tanto altro e non riguarda solo le rinuncIe. Ce lo ricorda il New York Times che ha raccontato la paura, il terrore e iL rischio che corrono gli atleti nel praticare alcuni sport.
Abbiamo visto tutti la settimana scorsa la caduta di Sofia Goggia. Per fortuna senza gravissime conseguenze, ma in certi casi non va sempre bene. Il quotidiano americano ha ha raccolto le parole di atleti e allenatori, mostrando con la forza delle parole quanto possa essere pericoloso in particolare per i discesisti degli snowboarder.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> Niente defibrillatore, morto in campo a 21 anni calciatore di Serie C
Terrore sport invernali, testimonianza per lo Aerials: “Notti insonne”
Tra le testimonianze che lascia più a bocca aperte c’è quella della disciplina dell’Aerials, spettacolari quanti rischiose. Gli atleti si lanciano in aria, dritti, per fare delle capriole. L’atterraggio pià essere così duro, raccontano, che a volte sputano sangue.
La paura c’è, è perenne, e porta delle gravi ripercussioni psicologiche con notti insonni per il pensiero continuo di infortunarsi. Il panico è così grande è capito che al cancello di partenza si può anche vomitare.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE >>> ESCLUSIVA Serse Cosmi a SportNews: “Il mio unico obiettivo…”
Per dare la giusta idea di quanto sia grande il timore di farsi male sul serio, la testimoniaza dell’americano Erik Arvidsson è indicativa. Ci sono gare, ha detto, che sono state cancellate. Poco male visto che era così spaventato che apprendeva con notizia con sollievo. La paura era così grande che aveva bisogno di almeno un giorno per riprendersi.