Josip Ilicic si trova in un momento di grande difficoltà e la sua professione non ha nulla a che vedere con ciò che sta accadendo. Il suo tecnico Gasperini ha spiegato come sta realmente il calciatore.
Josip Ilicic sta vivendo una situazione compromettente da un punto di vista psicologico. Non è la prima volta che il calciatore bosniaco vive una depressione tale da influenzare il suo lavoro.
Siamo abituati a riconoscere i calciatori per le loro gesta calcistiche, ma sotto la maglia esiste un uomo con le sue fragilità e in questo caso sono state messe a dura prova.
Il fuoriclasse dell’Atalanta, che è prossimo a compiere 34 anni, è stato risucchiato da un vero e proprio buco nero dal quale ora sembra non trovare via di fuga.
Ilicic è stato un bambino che ha vissuto il dolore della guerra in Bosnia, perdendo il padre quando aveva solamente un anno.
Lui, con la sua famiglia, ha lasciato la Bosnia e si è trasferito in Slovenia vivendo da profugo.
È stato scoperto il suo talento calcistico che l’ha allontanato da un modo di devastazione e paura. Ma nel 2020 il dramma dell’infanzia è riaffiorato nella sua mente quando il Covid ha colpito Bergamo, uccidendo 6mila persone in sole tre settimane.
Da qui i demoni del passato hanno fatto di nuovo capolino nella vita del calciatore che è caduto in una profonda depressione.
Quando sembrava essersi ripreso, tornando in campo, è di nuovo ricaduto nell’oblio e oggi le sue condizioni preoccupano tutto l’ambiente bergamasco e non solo.
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Nel dopogara tra Lazio e Atalanta è stato proprio l’allenatore degli orobici a rivelare qual è la condizione che affligge Ilicic in questo momento:
“Non mi fa piacere parlare di questa vicenda, posso solo dire che lo aspettiamo tutti. Ha dei momenti di alti e bassi, ma ha sempre grande voglia e disponibilità. In questo momento c’è da pensare più alla persona che al calciatore: la cosa migliore, forse, è parlarne il meno possibile.”
Il tecnico ha proseguito: “Per me non è facile parlare di questa situazione personale. A Josip saremo sempre vicini, sono situazioni che vanno al di là del calcio e noi con lui abbiamo sempre avuto un rapporto con situazioni molto felici. È molto propositivo, è una persona normale. La nostra testa è una giungla, non è facile per gli psicologi, figurarsi per noi. Quest’anno non si è mai impegnato tanto, l’ho avuto anche a Palermo e non l’ho mai visto così impegnato. Lo aspetteremo tutta la vita come persona, come calciatore è imprevedibile. I medici non sanno darci una risposta, non posso darla io. Ne parlo questa volta per non parlarne più, è una cosa delicata”.
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Infine ha concluso: “Un modo per aiutarlo? Non parlarne”