Impresa di Jannik Sinner ai quarti degli Australian Open dopo aver eliminato l’avversario storico Alex DeMinaur: Italia nella storia con Berrettini.
Due italiani ai quarti di un torneo del Grande Slam è un’impresa e l’impresa la confezionano due ragazzi che stanno facendo sognare da diverso tempo il tennis azzurro. Siamo tornati ai tempi di Corrado Barazzutti e Adriano Panatta, in cui i nostri tennisti, a livello internazionale, vincevano e convincevano. Nelle scorse ore, era stato Matteo Berrettini a strappare il primo pass per i quarti contro Pablo Carreno-Busta. Strapazzato in tre set lo spagnolo, il romano si troverà nel prossimo turno il francese espertissimo Gael Monfils.
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Alle prime luci del mattino italiane, invece, è arrivata l’impresa di Jannik Sinner, che se la vedeva con il suo rivale ormai storico, Alex DeMinaur, padrone di casa qui agli Australian Open. Soltanto il primo set del match appare effettivamente tirato, poi Jannik Sinner sale in cattedra. Nella prima frazione, all’altoatesino servono un’ora e undici minuti per regolare al tie-break di un set tiratissimo e senza break il suo avversario. Finisce sette a tre con tanto di ben servito all’agguerrito australiano.
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Che poi cala decisamente di rendimento nel secondo e terzo set: il risultato forse è bugiardo, per i sette game (compresi due break) che Sinner regala all’australiano. Senza dubbio il giovane azzurro, sempre più una conferma nel ranking internazionale, ha colpi più precisi e non molla niente all’australiano di poco più grande di lui e con il quale già in passato si era fatto notare. In meno di un’ora e mezza, l’italiano vince i successivi due set, dunque, coi punteggi di 6-3 e 6-4.
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I parziali dei due set sono durati rispettivamente 44 e 43 minuti, per un totale di due ore e trentotto di gioco e ora è davvero lecito sognare. Il momento decisivo del match sono i 5 game vinti consecutivamente da Sinner tra secondo e terzo set. E senza dubbio decisiva è la percentuale maggiore di colpi vinti in risposta. Ora con due azzurri ai quarti – cosa che non accadeva dal 1973, quando Panatta e Bertolucci incantarono al Roland Garros – è quantomeno lecito sognare.