Barcellona, nel giorno dell’addio prima di passare all’Atletico Madrid parla Luis Suarez e racconta la sua verità. Ma sull’esame tace
Luis Suarez da oggi è un giotvatore dell’Atletico Madrid. Ma prima di lasciare per sempre il Nou Camp ha voluto salutare tutti e raccontare la verità, almeno la sua. Una conferenza stampa quasi surreale, seduto accanto al presidente Bartomeu che di fatto non l’ha più voluto.
Il Barcellona ha fatto sapere ufficialmente che l’Atletico pagherà 6 milioni di euro per garantirsi le prestazioni di Suarez. E l’uruguaiano dopo sei stagioni, una Champions League nel 2015 (contro la Juventus) e e quattro titoli della Liga ma anche 198 gol (terzo marcatore della storia), è pronto per una nuova avventura.
‘El Pistolero’, in lacrime prima di iniziare a parlare, ha confermato che giocare al Camp Nou per lui è stata la realizzazione di un sogno. Ora è un orgoglio anche dire addio perché lo fa a testa alta. Ma vuoke anche spiegare quello che è succeso nell’ultimo mese: “La telefonata di Koeman per dirmi che non aveva bisogno di me non mi ha sorpreso, lo avevo già letto sui giornali. Mi è dispiaciuto, ma queste cose possono succedere. Mi dispiace andarmene ma le decisioni vanno accettate e io l’ho fatto”. Nessuna polemica con il suo ultimo club, ma anche nessuna domanda e quindi spiegazione su quello che è successo a Perugia con il suo esame di italiano.
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Luis Suarez passa all’Atletico Madrid come se il mancato affare con la Juventus non fosse nemmeno esistito. Ma in realtà il caso non sta affatto smontandosi e nelle intercettazioni c’è anche il nome del ds Paratici, per una storia ancora tutta da chiarire.
Intanto il capo della procura della Federcalcio, Giuseppe Chinè, nelle prossime ore chiederà gli atti dell’inchiesta sull’esame di italiano per la cittadinanza. Un atto dovuto, per esaminare le carte e capire se ci siano margini anche per la Figc di movimento.
Un conto, come successo anche nel recente passato, è la giustizia ordinaria e un altro quella sportiva. Come spiega ‘La Gazzetta dello Sport’ dal 2001 il codice della Federcalcio all’articolo 32, comma 7 è chiaro. Le società e i dirigenti, tesserati o soci che compiano direttamente o tentino di compiere o consentano che altri compiano atti per ottenere attestazioni o documenti di cittadinanza falsi ne sono responsabili.
Le sanzioni a seconda della gravità, possono andare da un’ammenda per la responsabilità oggettiva, fino a penalizzazioni, retrocessione all’ultimo posto o esclusione dai campionati se è dimostrata la responsabilità diretta.
Al momento però l’inchiesta sta muovendo soltanto i primi passi e quindi non trapela nulla se non le intercettazioni di questi giorni. Tra i nomi citati, anche quello del direttore sportivo juventino, ma lui e il club per ora non risultano indagati. E comunque Suarez non rischia nulla perché era all’oscuro dell’eventuale truffa.