Marco Belinelli ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, ecco quanto raccolto dalla nostra redazione
Marco Belinelli ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera nel corso della quale ha parlato della sua esperienza negli Stati Uniti, del razzismo e della sospensione del campionato di un paio di giorni fa. La stella di San Giovanni in Persiceto, attualmente in Italia dopo la mancata qualificazione ai playoffs dei suoi San Antonio Spurs, ha parlato anche di quanto sia complicato per un afroamericano vivere negli Stati Uniti ed ha accennato, senza entrare nei dettagli, ad alcuni episodi capitati ad alcuni suoi colleghi, nonostante fossero campioni Nba.
Ecco i punti più importanti dell’intervista che Marco Belinelli ha rilasciato al Corriere della Sera: “Sono ritornato in Italia dopo 11 mesi, non era mai successo di non poter tornare a casa per tutto questo tempo da quando sono in Nba, nella bolla di Orlando ho capito meglio cose che già conoscevo vivendo negli Stati Uniti e cioè che tante cose sono diverse da come le vedi da lontano. Mi riferisco ad alcuni episodi che mi hanno raccontato alcuni colleghi, colpevoli solo di avere la pelle nera nonostante fossero campioni affermati, non scenderò nei dettagli ma negli Stati Uniti se sei afroamericano hai paura della polizia e noi bianchi non possiamo capire”.
Marco Belinelli ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, nella seconda parte ha sottolineato quanto sia importante che il mondo dello sport dia segnali forti anche nei confronti della politica: “Lo sport ha un grande potere ed è giusto amplificare certe storture, noi atleti dobbiamo farlo. Lo abbiamo visto quando tutto il mondo si è inginocchiato per George Floyd o quando c’è stata la protesta per i fatti del Wisconsin, che non sono soltanto un problema locale ma fatti che riguardano tutti. Lebron James e Chris Paul hanno un grande carisma tra i giocatori, se hanno parlato in quel modo vuol dire che sono tutti d’accordo, me compreso. Il razzismo è un problema sociale, non politico e non possiamo far finta di nulla perché ci sono cose più importanti di una partita di pallacanestro”.