Dopo l’ennesimo caso di razzismo negli States i Milwaukee Bucks decidono di non giocare. Tutte le partite di gara 5 riprogrammate
Il razzismo torna di nuovo a farla da padrone nelle pagine di cronaca nera negli Stati Uniti, con Jacob Blake rimasto paralizzato dopo aver ricevuto 7 colpi di pistola alle spalle dalla polizia a Kenosha. Ed il mondo dell’NBA ha detto basta. Inutile continuare a giocare nella bolla di Orlando: troppo più importante ciò che sta succedendo fuori. Una presa di posizione netta che passerà alla storia.
Sono circa le 22 italiane quando i Milwaukee Bucks, attesi in campo per il match contro i Magic, decidono di boicottare la partita e di rimanere negli spogliatoi. I giocatori di Orlando prima attendono, poi vengono informati ed escono dal campo per contattare il procuratore del Wisconsin (Stato in cui è avvenuto l’episodio scatenante). La notizia corre e anche sugli altri campi si decide di non giocare, per quella che diventa una delle proteste più importanti del mondo dello sport.
Verso l’1.25 italiana i giocatori dei Bucks sono usciti dallo spogliatoio e, vestiti con magliette nere con la scritta “Black Lives Matter”, hanno letto insieme un comunicato in merito alla loro decisione: “Quando scendiamo in campo rappresentando Milwaukee e lo stato del Wisconsin, ci viene chiesto di giocare ad alto livello, dare il massimo ed essere responsabili. In questo momento, chiediamo la stessa cosa ai politici e alle forze dell’ordine dello stato”.
Dello stesso avviso i proprietari della squadra di Milwaukee che, seppur non fossero stati avvisati dai loro giocatori, hanno condiviso la scelta e ne hanno appoggiato le intenzioni. Tutto il mondo del basket americano ha poi aderito alla protesta e sui canali social ufficiali di tutte le squadre è stata chiesta giustizia per il povero Jacob.
Per il momento tutte le gare 5 dei playoff sono state riprogrammate in attesa di una riunione che avverrà oggi alle 17 italiane.