Paulo Fonseca se lo ricordano tutti per una maschera, quella di Zorro. Non è lui l’uomo mascherato, ma nel dicembre 2017, dopo aver battuto il Manchester City in Champions League con lo Shakhtar, indossò il costume davanti ai media per scaramanzia.
La superstizione, se vogliamo, è un lato che accomuna lui e i romanisti. Il suo nuovo pubblico, che dovrà conquistare partita dopo partita, è molto legato alle coincidenze, alla superstizione e alla scaramanzia. Fonseca dovrà ricorrere ad altro, però, per cambiare le sorti di una squadra che – parola di Petrachi – è all’anno zero e deve ripartire.
Senza simboli, con Totti lontano da Trigoria, andato via insieme a De Rossi. Cicatrici di un amore indissolubile su cui si dovrà costruire il futuro, possibilmente vincente e diverso dall’ultima annata (decisamente fallimentare). Ad alleviare lo scetticismo di una piazza ci pensa un titolo, vinto proprio da Fonseca: miglior manager dell’anno 2018/19 in Ucraina.
“Grazie! É stata un’altra magnifica stagione in cui abbiamo vinto il campionato e la coppa d’Ucraina. Abbiamo avuto successo grazie al lavoro di squadra, e voglio ringraziare il mio staff, i giocatori e le strutture dello Shakhtar, che sono la ragione per cui ho vinto questo riconoscimento”, questo il commento del mister che non ha esitato a celebrare il trionfo con un cinguettio su Twitter.
Più che un segnale di autocompiacimento, questa condivisione social è da intendersi come un segno di rivalsa e affermazione nei confronti di una piazza – Roma – seducente e difficile. A tratti poco riconoscente, a cui però se entri in simpatia riesce ad elevarti come un grande eroe. “Non sono l’ultimo arrivato”, vorrebbe dire Fonseca ai suoi detrattori, ma non può. Così utilizza i mezzi dei nativi digitali. Magari qualcosa in più la dirà lunedì, in occasione della sua prima conferenza stampa da allenatore giallorosso. Intanto parlano i fatti: il miglior allenatore in Ucraina ha cambiato città e casacca. Vedremo se l’aria di Roma sarà ugualmente proficua, perché i giallorossi non possono più permettersi flop.