Maurizio Sarri da ieri è ufficialmente il nuovo allenatore della Juventus.
In casa bianconera scatta un’autentica svolta filosofica: vincere giocando bene. La Champions League la storica ossessione, impresa tutt’altro che facile per il neo allenatore, costretto peraltro a convincere lo scetticismo e le proteste dei tifosi. Come in passato avvenne per Ancelotti e Allegri.
Sui social crescono le critiche verso la società, colpevole di aver ingaggiato il nemico degli ultimi anni, quando era alla guida del Napoli. Difficile dimenticare il dito medio dal pulmann partenopeo prima di un match a Torino, o le dichiarazioni insinuanti contro le “maglie verticali di una certa squadra”. Una protesta innescata già con le prime voci sull’ipotesi di portare l’ex Chelsea alla Continassa, con la creazione dell’hashtag #Sarriout, probabilmente gli stessi che chiedevano l’esonero di Allegri, malgrado le numerose vittorie ottenute.
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Tifosi juventini scontenti, sostenitori del Napoli arrabbiati. L’accusa è di tradimento, tanto che a Bagnoli, luogo natale di Sarri, è stata rimossa la targa in suo onore. Il noto gruppo Facebook “Sarrismo, gioia e rivoluzione”, si è sciolto. Massimiliano Gallo, autore di “Maurizio, il Sarrismo – Una meravigliosa anomalia”, intende modificare il suo documentario perché non lo ritiene più il tecnico un’icona della lotta contro il Palazzo.
Il nuovo tecnico è reduce da una stagione ottima in Inghiterra, dopo aver rischiato l’esonero a febbraio. Il bilancio è condito dalla conquista dell’Europa League, la qualificazione in Champions dietro alle due corazzate Manchester City e Liverpool, e una finale di coppa inglese. Meglio di lui nel primo anno con Chelsea ha fatto solo Mourinho. In sintesi, Sarri si è tolto di dosso l’etichetta di perdente di successo. E questo è già un punto di partenza importante.
Comunque sia, l’allenatore si è legato ai bianconeri per 3 anni, a 5, 5 milioni stagionali, più bonus vari. Ora incontrerà la società per le strategie di mercato. In settimana la presentazione. La domanda sorge spontanea: “In tuta o con giacca e cravatta?”.
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