Un giorno l’Avvocato Gianni Agnelli rispose ad una domanda riguardo il rapporto con sua moglie. Il giornalista gli chiese se fosse fedele alla sua compagna. Il numero uno juventino rispose così: “Fedele? Beh, fedele è più un cane direi. Io semmai sono devoto!”.
La fedeltà ad una sola maglia può esser vista come orgoglio, vanto e privilegio. Ma da alcuni anche come limitazione o fattore ingombrante, specie per qualche presidente o dirigente che non vuole o non sa come smarcarsi dalla notevole ombra che subisce o non riesce a gestire. Per molti diventa un peso invece che un valore aggiunto.
I “casi” italiani più noti riguardano le posizioni delle cosiddette bandiere! La maglia dei calciatori è una bandiera che sventola e suda sul terreno di gioco per la soddisfazione e l’identità della tifoseria e del club.
Agostino Di Bartolomei si tolse la vita nel 1994, nel giorno del decennale di Roma-Liverpool. Nessuno della nuova Roma lo aveva riportato a casa. Sarebbe stato un dirigente impeccabile, preparato e innamorato.
Fra gli ultimi episodi il valdostano Sergio Pellissier, al quale il Presidente del Chievo Campedelli ha chiesto più volte se fosse sicuro di voler appendere le scarpette al chiodo.
La tradizione che ha lasciato alle spalle Silvio Berlusconi con il mitico capitano Gianni Rivera. Due personalità opposte che non hanno sposato lo stesso progetto, al centro del cuore rossonero.
Anche Paolo Maldini è rimasto ai margini per tanto, troppo tempo. Solo nella scorsa stagione è tornato in società ed ora avrà nuovi poteri decisionali nella figura di Direttore Tecnico. E con lui Zorro Boban, ma è croato e per lui non vale lo stesso discorso.
Anche Zenga attende da molti anni una chiamata dalla sua Inter…come Zanetti è rimasto in società al contrario di Bergomi.
Da Totti a Del Piero, veneto ma con la maglia bianconera cucita addosso come una seconda pelle. Pavel Nedved è rimasto in sella per altre capacità e buoni rapporti con il vertice della Juventus.
La Fiorentina dei Della Valle ha riportato a casa “Antonio”, lo storico numero 10 viola Giancarlo Antognoni dopo molti anni di esilio. Cecchi Gori diede alla Roma la bandiera Batistuta nel 2000 per una montagna di denaro mentre Gigi Riva, cagliaritano d’adozione ha lavorato per tanti anni in nazionale e non nel “suo” club. Come diversi elementi dello scudetto 1970, hanno deciso di rimanere a vivere sull’isola sarda. Legati come pochi a quella magica terra.
A Livorno fa ancora discutere il ritorno da allenatore di Cristiano Lucarelli. Come al San Paolo ADL e i calciatori napoletani oppure il ritorno a Bari come socio o dirigente di Cassano.
Perché vederli in giacca e cravatta o addirittura con altri stemmi e colori addosso, non solo stona ma è quasi contro natura.
Giannini non è stato ripreso dalla Roma, nessun incarico per il principe, capitano per quasi 10 anni e poi ai ferri corti con Franco Sensi.
Roma e Lazio ad esempio hanno vinto insieme solo cinque scudetti, nessuno dei quali con un allenatore romano.
De Rossi e le polemiche innescate dalla decisione della società di Pallotta, ma anche l’attrito tra Di Canio e Lotito.
La vita da dirigente è senza dubbio molto più dura, più si sale nelle gerarchie e più l’aria è rarefatta. La stessa Lazio con Giorgio Chinaglia Presidente faceva molta fatica e non metteva tutti d’accordo come quando travolgeva tutti in campo.
Per Totti si aprono le porte della FIGC come accaduto con Gigi Riva.
Il calcio è emozione, partecipazione, identità e tradizione. Cuore o testa, il solito affascinante ma anche logorante dilemma.
17 giugno 2001 – 17 giugno 2019: Francesco Totti dice addio alla Roma. Un colpo al cuore. Lunedì parla in conferenza stampa