Quella di Jorginho è una storia bellissima. Oggi è il perno del Chelsea e della Nazionale di Roberto Mancini, ma ad inizio carriera non era tutto rose e fiori. Anzi, tutt’altro.
Il centrocampista, intervistato dal canale ufficiale dei ‘Blues’, ha raccontato i suoi primi tempi in Italia, dove è arrivato grazie ad un agente che lo aveva visto giocare in un torneo in Brasile. A 15 anni lo ha preso all’Hellas Verona. Ed è lì che ha scoperto la truffa: “Avevo una routine: allenamento, scuola, casa, scuola, allenamento. È tutto quello che ho fatto per 18 mesi, avevo 20 euro per vivere in settimana e non potevo fare altro. Mi allenavo e andavo a scuola, e basta. Ho conosciuto Rafael e siamo diventati amici. Gli dissi la storia dei 20 euro e fece alcune ricerche: scoprì che il mio agente prendeva soldi alle mie spalle“.
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Jorginho: “Mandorlini non mi voleva”
A 15 anni, in un altro paese, senza la tua famiglia e con un agente truffatore è davvero difficile andare avanti: “Volevo mollare, ero completamente devastato. Ho chiamato casa in lacrime e mia madre mi ha detto che ero così vicino al traguardo, che non dovevo tornare, che dovevo tenere duro. Così sono rimasto, ho continuato ad allenarmi con la prima squadra. Potevo rimanere nella Berretti, ma a quel punto sono voluto andare in prestito, in C2, alla Sambonifacese“. L’Hellas Verona nel frattempo andò in Serie B, ma Mandorlini non lo considerava: “Mi disse che non aveva bisogno di me. Ma un dirigente insistette per tenermi, litigò anche con l’allenatore. Si infortunò il titolare, l’allenatore decise di affidarsi a me e non ad improvvisare. Ho fatto bene, poi mi ha aiutato molto“.