Barzagli rilascia un’altra intervista, parla a JTV. Un excursus tra passato e presente, con lo sguardo al futuro.
Andrea Barzagli, ormai ex difensore bianconero. É difficile abituarsi all’idea di non vederlo più in campo, infatti dalla prossima stagione guarderà le partite da un’altra prospettiva: senza indossare gli scarpini. Se metterà la tuta o la giacca non l’ha ancora deciso, perché la verità è che quando termina una carriera iniziarne un’altra non è mai facile. Nè tantomeno immediato.
Ad ogni modo, Andrea, i colori bianconeri non li dimenticherà mai. Per questo è tornato a parlare a JTV del suo passato ancora così recente: “Primo incontro con la Juve? Sono arrivato la sera tardi all’aeroporto, con mia moglie e mio figlio. Poi sono andato a dormire e la mattina mi sono svegliato per le visite mediche. Lei è andata a fare una passeggiata, mi ha detto bellissimo, bellissimo. Torino per un calciatore è perfetta, specie per uno della Juventus. Perché è piccola, viviamo quasi tutti in centro e ormai è abitudine vedere calciatori in centro. Non ti dà fastidio nessuno, a parte nei weekend lì ti possono massacrare di foto”.
Barzagli rivela: “Paratici è stato fondamentale, non solo con me”
Successivamente Barzagli accenna qualche aneddoto sull’approdo in bianconero: “Nasce perché Paratici non so come mai, ma veniva a vedermi a Wolfsburg. Mi ha svoltato la vita e la carriera. Ho sempre sognato una grande squadra, ci ho sperato dopo il Mondiale, non è successo e poi ho scelto di andare in Germania. Lì ho vinto uno scudetto incredibile. Poi è arrivata la Juve e ho detto subito di sì. Con lo Stadium, 6 mesi dopo, è cambiato tutto. I risultati, le vittorie fanno la differenza per crescere, però l’inaugurazione ci ha fatto provare cosa vuol dire essere alla Juventus. Poi il primo scudetto ci ha lanciato, con la bravura del presidente, del club, del marketing, che hanno fatto cose straordinarie per arrivare a giocatori importanti, come l’ultimo Cristiano Ronaldo”, ha ribadito il campione.
E poi Agnelli, che Barzagli definisce “Un ragazzo non molto più vecchio di lui che ha una grande responsabilità”. Gestire la Juventus. Subito dopo Del Neri, l’allenatore a cui è più legato: “C’era quando sono arrivato a gennaio. E’ stato uno degli allenatori più influenti della mia carriera, perché mi ha fatto debuttare in Serie A, mi ha fatto fare un campionato intero e ha dato il consenso per prendermi. Ed è una bravissima persona ed è stato uno di quelli che ha dato il via a una difesa a zona, alta e aggressiva”.
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Infine qualche reminiscenza dei momenti bui: “Due anni fa, quando abbiamo perso con il Napoli. Arrivo ad allenamento e c’erano un po’ di facce tristi. Ho guardato 4 o 5 di noi e ho detto: ‘Mamma mia, abbiamo perso il campionato’. E tutti: ‘Basta, ma che dici’. Io lo dissi in parte per motivare tutti, in parte perché lo pensavo”. Barzagli conclude la chiacchierata con un ultimo ricordo: “Primi mesi alla Juventus difficili, ricordo la vittoria con l’Inter, bella per l’ambiente. Ma sono mesi che raccontano tutto il periodo, con la rimonta subita con il Catania. Non vincere con la maglia della Juve è un peso”. D’altronde, come disse Boniperti: “Vincere è l’unica cosa che conta”. Barzagli lo sa, forse è per questo che fatica a liberarsi di quella maglia che, comunque, sentirà ancora sua per molto, moltissimo, tempo.