Prestare la propria immagine per una campagna pubblicitaria e ritrovarsi ricoperto di insulti razzisti. E’ accaduto (a sua insaputa) a James Harden.
Il fuoriclasse degli Houston Rockets, compagine di basket NBA, è uno dei testimonial di Adidas. In un post sull’account Facebook italiano, il noto brand sportivo, per pubblicizzare una promozione riservata ai possibili clienti, ha piazzato Harden con indosso uno dei capi in vendita.
Fin qui nulla di strano se non fosse per la mole di commenti razzisti pubblicati dagli utenti, verosimilmente, ignari dell’identità del cestista americano. I leoni da tastiera si sono scatenati in apprezzamenti del tipo: “si trattano bene nei centri di accoglienza“, “mi spiegate la strategia di marketing? Perché il ragazzo è bruttarello“, “sembra un terrorista islamico” e altre frasi di pessimo gusto .
I commenti hanno scatenato le reazioni indignate di altri utenti con Adidas che ha provveduto a cancellarli, commentando a sua volta: “No al razzismo, solo creatività. In Adidas può giocare qualsiasi giocatore, siamo una squadra di MVP, fuori e dentro il campo. Non c’è spazio per il razzismo nella nostra community. Uniti dallo sport.”
Un’autentica figuraccia che conferma ulteriormente quanto la maturità e la capacità di giudizio siano davvero merce rara in alcuni degli utenti che popolano i social network.
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