La Roma sta per chiudere una stagione disastrosa. A meno di clamorosi colpi di scena, la squadra non parteciperà alla prossima edizione della Champions League. C’è ancora una minima speranza, ma devono succedere davvero tante cose.
Intervistato dal sito ufficiale del club, Claudio Ranieri ha parlato di alcuni temi importanti. Fra questi c’è anche l’ultima giornata col Parma e le speranze di accedere al quarto posto in classifica.
BILANCIO – “Il bilancio è positivo. Al momento del mio arrivo avevo trovato una situazione di scoramento generale della squadra, i ragazzi erano abbattuti perché speravano di fare meglio. Devo dire che qui a Trigoria ho avuto l’appoggio di tutti. E anche della squadra, perché ha saputo reagire, è stata positiva e vogliosa. Non si arriva con la bacchetta magica. Alla prima partita siamo stati molto fortunati contro l’Empoli, più avanti ci sono state SPAL e Napoli e da lì in poi abbiamo cambiato la strategia tattica. Avevo la necessità di far sentire più sicuri i difensori e piano piano le cose sono migliorate. Questa squadra ha un futuro, perché ci sono dei giovani molto interessanti: sono sicuro che potrà far bene“.
SPERANZA CHAMPIONS – “C’è ancora una possibilità remota di entrare in Champions League. Bisognerà fare cinque gol e vedere ai risultati delle altre? E noi ci proveremo“.
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MODULO – “Io ho iniziato a fare i miei cambiamenti sul sistema di gioco quando allenavo il Cagliari nel 1990. Nel girone di andata eravamo straultimi in classifica e tutti ci davano come retrocessi. All’epoca si giocava con il 3-5-2 e solo il Milan di Sacchi si schierava con il 4-4-2. Io nella seconda parte di campionato cambiai diverse volte tra 4-4-2 e 3-5-2 e mi salvai con una giornata di anticipo. Mi piace cambiare, ma dipende sempre dalla squadra e da quanto si può lavorare con i ragazzi. Ho preso in mano una squadra esperta, che sapeva già il fatto suo. Se noi lottiamo fino all’ultima giornata è perché prima è stato fatto bene. Che poi non sia stato tutto così fruttifero ci sta, fa parte delle annate. Il mondo del calcio è così”.
LA PARTITA PIU’ BELLA – “Forse quella contro la Juventus, è stata molto bella. È vero che Mirante ha fatto tre capolavori, ma un portiere è lì anche per quello: l’anno scorso quanti ne ha fatti Alisson? Siamo stati bravi ad approfittarne al momento giusto e siamo riusciti a vincere la partita, regalando una bella soddisfazione ai nostri tifosi presenti allo Stadio Olimpico”.
CALCIATORI CRESCIUTI – “Io credo che Fazio e Nzonzi abbiano fatto vedere le loro capacità. Federico lo conoscevamo già. Steven non aveva incontrato i favori del pubblico. Io lo avevo già cercato al Leicester, una volta partito Kanté volevamo prenderlo. Forse sapere che già lo stimavo gli ha dato quel quid in più per far vedere di che pasta è fatto. Gioca sempre a due tocchi e riesce a recuperare delle palle incredibili come una piovra. Certo, nel calcio italiano deve migliorare nella verticalizzazione, lui invece rischia di meno e gioca sempre per il compagno. Mi sembra di rivedere Thiago Motta all’Inter, non perde mai la bussola, è sempre calmo e a disposizione della squadra. Credo che la Roma con lui abbia fatto un ottimo acquisto”.
ULTIMA DI DE ROSSI – “Sarà un’emozione per lui, per i tifosi che vedranno Daniele per l’ultima volta con la fascia da Capitano sul campo e con la maglia della Roma. Ogni tifoso si è identificato in lui, per quella voglia che ha, per quello spirito combattivo che ha sempre fatto vedere. Mi auguro che domenica sia una giornata caratterizzata da un saluto pieno di amore”.
DIFFERENZE SERIE A-PREMIER – “Le differenze sono date da tanti fattori. La Premier League genera tanti soldi. E poi noi siamo ancorati troppo nei tatticisimi. Questo rallenta il gioco. Se un giocatore viene da lì, in Italia non rende subito. Ci vuole del tempo per capire il calcio italiano, quel mezzo metro più avanti, quella diagonale ben fatta. In Inghilterra, in Spagna e in Francia non sono così ingabbiati. In Premier amano la competizione e le squadre devono lottare dal primo al novantesimo. Ci si allena meno che in Italia, ma si fa tutto a mille all’ora. Nelle partitine se ne danno di santa ragione. Lo spirito che i tifosi vogliono è quello: vivere emozioni. E le emozioni si creano solo correndo e lottando su ogni pallone”.