Nel 1990 la famiglia Kean è arrivava ad Asti dalla Costa d’Avorio. Più tardi, circa dieci anni dopo, la signora Isabelle metteva al mondo Moise, futuro campioncino della Juventus.
L’attaccante oggi segna a raffica: è il simbolo della nuova visione multietnica, è il futuro della società bianconera e della Nazionale azzurra. Alla faccia dei razzisti, quelli contro cui proprio Isabelle combatte.
Lei è la voce di un’iniziativa sociale organizzata proprio ad Asti, la città che ha adottato lei e i suoi figli (Giovanni, oltre a Moise). E l’obiettivo è proprio quello di lottare contro le discriminazioni. La donna si racconta così al quotidiano La Stampa.
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“Non in tutte le culture è capito, molti stranieri si spaventano, temono di essere sfruttati per lavori non pagati. Sarebbe bello invece che chi è arrivato qui e si è costruito una vita ci fosse per chi deve ricominciare da capo”.
Oggi vive un periodo finalmente sereno. Aiuta chi ha bisogno, si gode le gesta del suo campione. Ma non dimentica i momenti bui del passato: “Avere questa considerazione è importante. Sono emozionata e anche felice di poter dare una mano in una città che mi è cara. C’è un proverbio che dice: ricordati da dove sei venuto”.
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