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La maglia numero 10. Un peso, una responsabilità, la gioia. In bocca al lupo Berna!

Federico Bernardeschi neo numero 10 della Nazionale Italiana

10 come il massimo dei voti, a scuola o nella vita, così nel calcio. Quel sogno che comincia da bambino e che ti porta sempre più lontano, cantava Edoardo Bennato. Un significato profondo di maestosità, di magia, come fosse il verbo di un profeta da venerare, una religione da seguire.

E’ vero si gioca in 11, ognuno con il suo ruolo, la sua importanza, ma è innegabile che il dieci sulle spalle, rappresenti l’essenza, del pallone. Pelè, Maradona, Platini, Zico, Zidane, Messi, solo per citarne alcuni a livello Mondiale. Rivera, Baggio, Del Piero e Totti roba di casa nostra. Bisognerebbe clonarli si diceva quando li vedevi danzare sul campo, immaginando già l’effetto che avrebbe fatto la loro mancanza una volta appesi gli scarpini al chiodo.

Così l’assegnazione dello spogliatoio Azzurro della 10 a Bernardeschi, nelle prossime due gare di Qualificazione ad Euro 2020 con Finlandia e Liechtenstein, che sia solo per l’assenza di Insigne e Chiesa o per il futuro, fa un certo effetto. E non perché Berna non la meriti, anzi, sta facendo grandi cose con la Juventus nonostante non sia un titolare, una delle speranze per il futuro della nostra nazionale. E’ solo perché quel numero così pesante significa davvero tanto e ne sentiamo maledettamente la mancanza. Il bianconero è un ragazzo sveglio, lo sa bene, era il 10 a Firenze, un’altra storia.

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Portarlo sulle spalle fa un certo effetto anche per chi ha il pelo sullo stomaco. Hai tutti gli occhi addosso perché sei il faro, dai tuoi piedi deve partire il passaggio decisivo o la giocata da fenomeno. E’ come un pittore con il pennello, basta una sbavatura per rovinare un’opera. E’ così, ci sono passati i più grandi, a volte  hanno incassato, rosicato, ma poi anche risposto sul campo.

Così nell’Italia dei giovani ci piace pensare che anche Bernardeschi, Chiesa o lo stesso Insigne sappiano dare il giusto valore alla pagina chiave del romanzo calcistico, le altre sono il giusto accompagnamento.

Un dieci da solo non può fare una squadra, e viceversa un team non può vincere senza di lui. Per questo motivo bisogna stringersi intorno a Berna, fargli sentire la fiducia, o criticarlo, nei giusti modi, così come abbiamo fatto per i grandi del passato, amati e discussi per troppo amore. Perché il calcio per noi italiani è questo, lo sport popolare, lo specchio del paese.

Amiamo, odiamo, ci esaltiamo con poco ci abbattiamo per nulla. Abbiamo criticato Rivera, Baggio, Del Piero e Totti, discusso la loro immensità che oggi ci manca da morire. Bisogna voltare pagina, ci sono nuovi 10 con la maglia Azzurra da raccontare e speriamo tanto che Berna, Chiesa o Insigne ci possano regalare, a loro modo, nuovi sogni d’oro.

 

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Redazione Sportiva