Solo 200 chilometri separano Bratislava da Budapest, più vicine di Roma e Napoli. La Slovacchia è posizionata appena sopra l’Ungheria e i due paesi si sfideranno nella gara d’esordio delle qualificazioni ad Euro 2020, primo torneo continentale ad essere itinerante. La sede scelta è Trnava dove gioca lo Spartak.
Nel Ferencvaros gioca e segna l’italiano Lanzafame mentre il CT della nazionale ungherese è il torinese Marco Rossi, campione nazionale con l’Honved nel 2016/17!
Budapest è stata scelta come città ospitante della manifestazione, come la vicina collega romena Bucarest.
Nel 1976 la vecchia Cecoslovacchia si laureò campione d’Europa per la prima ed unica volta. Il cucchiaio di Panenka beffò il portiere tedesco Maier e la notte di Belgrado rimase scolpita nella storia di Praga e Bratislava con tutta la sua gente scesa nelle strade a festeggiare.
Il capitano che alzò al cielo la coppa argentata era Anton Ondruš, nato in terra slovacca nella regione di Nitra.
Un solo titolo europeo come la nazionale italiana nell’edizione casalinga del 68 con la doppia finale romana contro la Jugoslavia di Dragan Džajić, fenomenale ala sinistra della Stella Rossa.
La Slovacchia può contare anche sulla conquista della Coppa delle Coppe vinta dallo Slovan Bratislava nel 1969 superando il Barcellona nella finale di Basilea. Un trofeo che ad esempio è assente nella bacheca di Roma e Napoli.
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Uno dei calciatori più importanti della storia dello Slovan è stato il libero Ján Popluhár, uno dei migliori anche con la selezione cecoslovacca.
Oggi la stella è l’ex capitano del Napoli Marek Hamšík, sbarcato in Cina da poche settimane. La sfida con i cugini ungheresi darà una direzione certa alla strada che porta agli Europei del prossimo anno. Una strada ben nota ai magiari che prenderanno il battello per risalire la corrente del Danubio.
Vienna, Bratislava e Budapest tutte attraversate dal fiume blu e artefici del mitico calcio danubiano che ebbe la sua apoteosi negli anni cinquanta con le magie della squadra d’oro, Aranycsapat in lingua magiara. Le magie del mancino Ferenc Puskás e la sapiente regia del primo falso nueve della storia.
UN 9 CON I PIEDI DI UN 10!
Il suo nome è poco ricordato ma Nándor Hidegkuti è stato fra i migliori interpreti del suo ruolo, il centravanti arretrato che fece piangere Wembley e tutti i presuntuosi maestri inglesi del football e perse la finale dei mondiali di Berna nel 1954, il miracolo della pioggia che favorì il malaticcio capitano tedesco Fritz Walter…
La sua squadra di club era l’MTK Budapest, mentre quella di Kocsis e Puskás era l’Honvéd che tradotto in italiano significa “difensore della patria“.
Poi anche i rossoblù del Vasas di Budapest, fenomenali negli anni sessanta ma più di tutte le squadre della capitale, che per numero ricorda in parte Londra, è da citare una delle più belle e affascinanti per nome e tradizione. I biancoverdi del Ferencvárosi, quartiere popolare che letteralmente vuol dire: città di Francesco!
Nel 1965 vinse la Coppa delle Fiere battendo la Juventus nella finale secca giocata al Comunale di Torino. 1-0 deciso dalla rete di Máté Fenyvesi.
Due anni dopo, nel 1967 il mitico Flórián Albert vinse il pallone d’oro con la maglia palata biancoverde del Ferencvárosi. Prolifico attaccante dal 1958 al 1974 sempre con una sola maglia!
MAREKIARO: Hamsik: “Se il Napoli era in corsa per lo scudetto probabilmente sarei rimasto”.