Me raccomanno eh, ar derby faje er gò!
Questa è l’esortazione classica dei tifosi romani quando incontrano i loro beniamini, Roma o Lazio che sia.
Una rete segnata in un derby der Cuppolone può cambiare la vita ad un calciatore oppure svoltare la stagione per il mister e tutta la società in caso di vittoria.
Spesso la paura di perdere prende il sopravvento ed il pareggio si concretizza il più delle volte. Nei primi anni 90, il risultato di 1-1 era un classico ma la storia cambiava se eri tu quello che pareggiavi, magari vicino allo scadere del tempo. Oppure rigori falliti come Giannini e Floccari, nel derby del 2010 rimontato dalla Roma di Ranieri che all’intervallo pensò bene di togliere Totti e De Rossi. Una mossa coraggiosa che in pochi avrebbero fatto.
La Lazio storicamente segna nei minuti finali, le reti di Protti, Behrami, Castroman e Klose sono scolpite sul marmo del Foro Italico mentre il pareggio di Cassano in zona Cesarini, di testa sotto la Sud resta una delle esultanze più cariche di passione ed impeto come la testa di Yanga-Mbiwa per il sorpasso Champions o la rete di Marco Cassetti sotto la sud!
Di solito si dice che la squadra che pareggia nei minuti finali non muore mai e ci crede fino alla fine. Proprio quando chi è in vantaggio ha timore a scoprirsi tentando il raddoppio.
Un gioco di scacchi e di nervi che diverse volte è stato mandato all’aria da alcuni carneadi che ancora oggi meritano applausi e foto di rito con i tifosi che li riconoscono per strada o ne parlano al bar o in piazza con i loro amici.
Un nome su tutti: Giovanni Piacentini. Mediano arcigno che non segnava mai. Piedi poco educati ma una grinta da vendere. Nel derby d’andata del 1993/94, la prima di Mazzone, appena arrivato a Trigoria per allenare la sua squadra del cuore, sblocca il derby con il gol della domenica. Un derby brutto, sporco e cattivo come la maggior parte delle stracittadine ad ogni latitudine.
Da azione su corner, sotto la curva sud giallorossa, Marchegiani smanaccia il pallone che termina sui piedi di Piacentini, appena sul limite dell’area di rigore ma in posizione defilata sulla destra. Colpisce al volo con potenza inaudita e la sfera si infila sotto l’incrocio dei pali grazie ad un tracciante in diagonale! Un boato come pochi accompagna il delirio dei compagni che lo atterrano con un placcaggio rugbistico.
Il pareggio sotto la nord dell’ex romanista Fabrizio Di Mauro fissa il punteggio sull’ 1-1, strano vero?! La corsa sotto la curva fino alla vetrata, è ancora indigesta per i tifosi della magica.
Il dolore più grande per i tifosi romanisti, subito dopo la finale con il Liverpool del 1984 è senza dubbio l’aver visto in campo il loro capitano Ciccio Cordova ma con la maglia celeste dei cugini. Ancora oggi ricordano l’episodio con amarezza anche se Cordova segnò un autorete ma la Lazio vinse comunque con l’autogol di De Sisti e la rete, l’unica con la maglia laziale del bolognese Aldo Nicoli, era il 18 marzo 1979.
Lazio allenata da Bob Lovati, ex portiere e la Roma guidata da Ferruccio Valcareggi, CT della nazionale campione d‘Europa 68 e finalista ai mondiali del 70.
Infine il nome di un talento di Gateshead, nord est inglese a due passi da Newcastle. Il vantaggio di capitan Giannini fu pareggiato da un colpo di testa di Paul Gascoigne che svettò sul gigante Benedetti e lasciò di sasso Zinetti. Un’esultanza da brividi per tutti i supporters biancocelesti. Era il primo centro di Gazza con la nuova maglia, dopo l’arrivo dal Tottenham ed il lungo calvario dell’infortunio.
POI PAOLO DI CANIO, IN RETE DOPO BEN 16 ANNI DAL PRIMO GOL NEL DERBY, ENTRAMBI SOTTO LA SUD ED UNA GIOIA IRREFRENABILE. IL 5-1 DELLA ROMA NEL 2002 CON IL POKER DI MONTELLA ED IL CUCCHIAIO DI TOTTI A PERUZZI, IL MITICO 3-3 DEL 1998 ED IL FALLO DI MANO DI LANNA NEL 96…
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