MotoGP 2019, test Qatar: Dovizioso e Petrucci fanno il proprio bilancio a Losail.
Andrea Dovizioso ha proseguito il proprio lavoro di sviluppo della Ducati GP19 in Qatar. Nel secondo giorno di test MotoGP 2019 a Losail ha concluso con l’ottavo tempo a 612 millesimi dal leader Alex Rins. Ma ovviamente posizione e distacco non corrispondo al suo reale valore.
Il pilota forlivese è concentrato più sul passo gara che sul giro singolo, pertanto la classifica conta relativamente. Oggi il vice-campione del mondo 2017 e 2018 ha provato nuovamente l’ultima carena triplano portata dalla casa di Borgo Panigale. Invece sulla moto di Danilo Petrucci (oggi quarto) si è visto il nuovo spoiler e anche dei deflettori attorno ai dischi. Ducati porta sempre qualcosa di innovativo nei test.
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Dovizioso è abbastanza soddisfatto del lavoro svolto in questi giorni a Losail. Queste le sue considerazioni al termine del Day-2: «I tempi non sono molto significativi, perché tanti piloti hanno lavorato principalmente in ottica gara. La cosa importante è che le nostre sensazioni sono buone. Come in Malesia, abbiamo effettuato una simulazione di gara divisa in due parti. È un lavoro molto importante in preparazione del Gran Premio, anche se correremo in condizioni leggermente diverse. Abbiamo raccolto indicazioni interessanti, nonostante sia ancora difficile capire il potenziale degli avversari. Stiamo lavorando bene e con metodo. Domani continueremo a concentrarci su alcuni particolari per capire in modo più dettagliato dove è ancora possibile migliorare».
Il forlivese è contento di come sta lavorando tutto il team. Feeling molto positivo in sella alla Ducati Desmosedici GP19. E anche Petrucci si sta trovando bene, riuscendo a migliorare il proprio stile di guida, troppo aggressivo in passato: «È stata una giornata lunga, ma mi sono trovato bene fin dall’inizio e sono contento del feeling con le gomme usate con entrambe le mescole, media e morbida. Il passo è buono, dobbiamo migliorare in termini di velocità pura con gomme nuove e analizzare bene i tempi dei nostri rivali, ma siamo tutti abbastanza vicini».
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Matteo Bellan