C’è un altro capo ultrà dell’Inter arrestato per la guerriglia di Santo Stefano a Milano. Si tratta di Nino Ciccarelli, uno dei capi storici della curva dell’Inter e leader dei Viking.
Ciccarelli era stato sentito dagli inquirenti nei giorni successivi ai fatti. Noto alle forze dell’ordine: in passato è stato condannato a 12 anni di carcere per vari reati e attualmente sottoposto a cinque anni di Daspo.
L’ordinanza della misura cautelare è stata emessa dal gip Guido Salvini che fin dai primi giorni insieme ai magistrati milanesi indaga su quanto accaduto durante il combattimento di via Novara, poco distante dallo Stadio San Siro. Nelle carte
si legge di come Ciccarelli inquadrato dalle telecamere di sicurezza di una abitazione della zona, fosse claudicante, si toccava il corpo in particolare la gamba destra.
Agli investigatori ha raccontato che si è trovato sul luogo dello scontro per caso, che ha visto i tafferugli ed è andato a dare una mano agli amici interisti. Ma non è tutto, quanto al ferimento ha detto di essere caduto su dei cocci a terra e di essersi ferito a tutte e due le gambe. Le ferite sul volto invece le ha giustificate con dei pugni presi in una rissa con tifosi del Napoli. Dichiarazioni non ritenute credibili dagli investigatori che nell’ordinanza evidenziano come Ciccarelli, a loro dire, abbia raccontato menzogne.
Negli scontri, è stato investito da due auto l’ultrà del Varese, Daniele Belardinelli, tifoso nerazzurro, successivamente morto la notte del 26 dicembre in ospedale. Oltre a Ciccarelli tra gli arrestati c’è anche un altro ultrà, Alessandro Martinoli, è del Varese, amico della vittima. Erano andati insieme la notte del combattimento e anche quella prima. Martinoli aveva dormito a casa di Dede. L’arrestato è stato ripreso in alcuni filmati nei quali si vede combattere con un ultrà del Napoli, anche lui identificato. Martinoli come Ciccarelli avrebbe fornito dichiarazioni non vere nonostante l’evidenza delle prove.
Intanto le indagini delle Procura di Milano e le due Digos a lavoro tra Milano e Napoli, proseguono. Sono circa una trentina le persone indagate a vario titolo. Si stringe il cerchio anche sulle vetture che avrebbero potuto investire e uccidere Daniele Belardinelli.
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