Paolo Casarin, ex arbitro internazionale e designatore di Serie A e B, in ESCLUSIVA alla redazione di SportNews.eu. parla della VAR, il giorno dopo le polemiche susseguite a Roma-Inter.
Casarin, la Uefa ha ufficializzato l’introduzione della Var in Champions League, a partire dagli ottavi di finale.
“E’ una logica conseguenza. Dopo tanta resistenza la Uefa ha cambiato idea con il consenso dei club. Fatalità si parte dagli ottavi in cui giocano le migliori sedici squadre d’Europa. La Var in quanto mezzo per ridurre gli errori è un sistema condiviso”.
Eppure ieri è stato clamoroso l’errore di Rocchi, che ha negato un rigore alla Roma. Nicchi l’ha definita “svista inconcepibile”. La su idea?
“Nessuno ha il coraggio di dire che non fosse rigore”.
La cosa che fa discutere ulteriormente è il fatto di non aver consultato il Var.
“Rocchi è troppo bravo per non essersi accorto del contatto. Nel dubbio doveva chiedere l’ausilio del collega che era alla cabina Var. Non capisco perché non l’abbia fatto”.
Secondo lei gli arbitri hanno paura di non essere più protagonisti servendosi dell’aiuto tecnologico?
“Gli arbitri hanno paura di perdere questa immagine di padroni del campo dal punto di vista delle regole. Ho l’impressione che non maturino. Oggi invece bisogna anteporre all’immagine dell’arbitro padrone, la bontà del risultato. Il Var deve essere una garanzia rispetto agli episodi dubbi”.
La Var è stata introdotta lo scorso anno. Bilancio?
“Ha sanato molte cose. Certo è migliorabile. Per esempio deve esserci maggiore corrispondenza tra l’arbitro in campo e quello alla Var”.
Se dovesse lanciare un messaggio agli arbitri?
“Devono avere fiducia reciproca. Hanno bisogno d’aiuto e devono chiederlo”.
Crede che esista ancora la soggezione psicologica dei direttori di gara verso alcune squadre?
“No”.
Di Quintiliano Giampietro
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