Qualcosa sta cambiando in ambito sportivo negli Stati Uniti. Qualche pressione di troppo ed ecco i primi segni, che di certo non faranno piacere agli sportivi interessati. Nella giornata di ieri la Nhl è stata ufficialmente ricevuta alla Casa Bianca, rappresentata dai campioni della Stanley Cup, i Pittsburgh Penguins, la Nfl rilascia una nota.
E’ il commissario della lega, Roger Goodell, ha inviare il promemria: “Come molti dei nostri fan, crediamo che tutti dovrebbero stare in piedi per l’inno nazionale. È un momento importante delle nostre partite – Vogliamo onorare la nostra bandiera e il nostro Paese, e i nostri tifosi se lo aspettano da noi”. Una mossa che fa subito scattare il tweet di Trump, quasi il tutto fosse pilotato, come in molti hanno ipotizzato: “Era ora che Roger Goodell della Nfl richiedesse finalmente a tutti i giocatori di alzarsi per il nostro grande inno nazionale. Rispetto per il nostro Paese”.
Un evidente cambio di rotta per Goodell, che a settembre parlava di un Trump non rispettoso della Nfl. La nota sarebbe un primo passo per andare oltre la polemica, con la Nfl che avrebbe pronto un piano: “Rispettiamo le opinioni dei nostri giocatori, ma dobbiamo andare oltre questa controversia insieme”. Tanta ipocrisia, con le pressioni presidenziali che cambiano i pareri in pochi mesi. Lo dimostra Jerry Jones, proprietario di Dallas che, dopo essersi inginocchiato prima della gara contro Arizona, ha ora minacciato di relegare in panchina chi non dovesse alzarsi durante l’inno: “Un grande plauso a Jerry Jones, proprietario dei Dallas Cowboys, – ha commentato Trump – che metterà in panchina chi non rispetta la nostra bandiera – ha scritto il presidente -. In piedi all’inno o seduti in partita!”.