Negli Stati Uniti il mondo dello sport è unito contro Trump. I contrasti non sono mai mancati, fin dalle prime battute del mandato del Presidente americano che, nel giro di pochi giorni, è riuscito a mettersi contro tutti i principali sport Nazionali. Si va da LeBron James a Steph Curry, passando per i campioni del football americano, fino alla Mlb. E’ innegabile come gli sportivi abbiano un peso negli Stati Uniti sul fronte dell’opinione pubblica, anche in termini politici. Trump dovrà dunque fare i conti con questa delicata situazione, che sul web è immediatamente diventata virale, al grido di: “E ora licenziateci tutti”.
Su Twitter Trump aveva annunciato che Golden State non era più invitata alla ‘Casa Bianca’. Questo infatti dovrebbe essere un onore e il tentennamento di Curry non è piaciuto al Presidente. Peccato però che il tweet sia arrivato dopo il rifiuto del giocatore, come sottolineato da un pesante tweet di James, che ha ribadito come non sia più un onore da quanto Trump è entrato in quell’ufficio. Trump ha inoltre suggerito alle franchigie di licenziare chiunque si inginocchi durante l’inno, protestando contro il trattamento ricevuti dai neri d’America dalla polizia. Poche ore dopo Bruce Maxwell, degli Oakland Athletics, è diventato il primo giocatore della Major League Baseball a inginocchiarsi durante l’inno. Il caso ha però già superato i confini statunitensi. I giocatori dei Jacksonville Jaguars e dei Baltimore Ravens hanno scelto come teatro della protesta lo stadio londinese di Wembley per mettere in scena la loro denuncia: tutti in ginocchio, l’uno abbracciato all’altro, in segno di sfida al presidente. Non solo gli atleti ma anche i membri dello staff delle due squadre, gli allenatori, i delegati, i massaggiatori. E al loro fianco anche i proprietari dei club in segno di solidarietà.
Trump ha però deciso di non abbassare la testa, continuando a ripararsi dietro il filtro di Twitter, chiedendo di boicottare certe garare, suggerendo ancora di cacciar via certi giocatori, licenziandoli. I dirigenti delle maggiori leghe però sono apertamente con i giocatori. Intanto, con un salto nel mondo della musica, anche Stevie Wonder sul palco a Central Park si è inginocchiato: “Lo faccio per l’America”.