Nettuno, 13 marzo 1955, la città del baseball saluta la nascita di Bruno Conti. Come ogni ragazzino di quella piccola cittadina del litorale laziale non sognava altro che il diamante. Questo è stato, infatti, il primo grande amore del giovane Conti. Un amore così grande, che nel 1969 lo vide esordire in serie A proprio con la casacca di una delle squadre più forti d’Italia. Vera e fulgida promessa di quello sport a stelle e strisce.
Dal baseball al calcio è stato un passaggio breve rapido e radicale. Bruno riesce a far sembrare tutto molto semplice, tutto così naturale. Dribbling, assist, gol diventano ben presto il suo marchio di fabbrica. Dopo le giovanili viene spedito per due anni a farsi le ossa in prestito al Genoa, dove matura ed affina il suo straordinario talento. Torna nella Capitale fortemente voluto dal barone Nils Liedholm , e sin da subito diviene uno dei punti cardine della squadra. Da quel momento in poi la sua vita cambia e si tinge unicamente di giallorosso.
Una carriera entusiasmante, consacrata da quell’indimenticabile estate 1982, quella del Mondiale di Spagna, quella di Mara-Zico. Così fu definito anche da Pelé che dopo aver assistito alle sue inconfondibili discese sulla fasce che emozionarono milioni di italiani lo elesse suo miglior giocatore del torneo. Sono i suoi anni migliori. Tornato da Madrid da Campione del Mondo, contribuisce alla incredibile cavalcata che portò la Roma, dopo 41 anni di attesa, alla vittoria del secondo scudetto.
Con la “magica” Conti ha alzato al cielo anche 5 coppe Italia. Il cielo, già il cielo, proprio dove finì quel maledetto calcio di rigore fallito contro il Liverpool la notte del 30 maggio 1984. Il suo solo rammarico quello che ha infranto il sogno della Coppa dei Campioni lì, nel suo Olimpico, lì davanti alla sua curva Sud.
Un incubo, che tuttavia non ha mai intaccato il suo rapporto con il pubblico giallorosso, come dimostrato, 7 anni dopo, dal tributo riservatogli da quello stesso Stadio gremito, ancora una volta, per il suo addio nella serata del 23 maggio del 1991.
Una notte magica, l’ultima con la maglia giallorossa. Una notte che non ha chiuso però il legame con la sua Roma. Da lì a poco, infatti, Conti entrò a far parte della dirigenza romanista. Responsabile del settore giovanile si rivela, in breve, un fuoriclasse anche come talent-scout; uno dei migliori italiani. De Rossi, Aquilani sono solo due dei ragazzini seguiti e lanciati da lui ed a lui va il merito della crescita e della definita consacrazione di uno tra i più apprezzati vivai d’Europa. Anche per questo, la storia d’amore tra Conti e la Roma non finirà mai…
V.P.
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