Diego Armando Maradona nasce a Lanus nel Barrio di Villa Fiorito da donna Tota e Don Diego il 30 ottobre del 1960. È un predestinato, cresce con il pallone tra i piedi giocando per intere giornate sui campi polverosi del quartiere, incantando grandi e piccoli, compagni e avversari. Alejandro Conejo è il più lesto ad intravederne le doti, quando Diego è ancora bambino. Lo porta all’Argentinos Jrs dopo aver segnato tanti gol nelle ‘cebbollitas’ (cipolline). Nel 1976, a sedici anni, esordisce nella massima serie argentina, e Menotti, allora ct dell’albiceleste, che si appresta a vincere il mondiale di casa, lo convoca per le partite amichevoli di preparazione, lasciandolo però fuori dai 22. Per il ‘Pelusa’ è la prima delusione della sua carriera.
Nel 1981 passa alla squadra del suo cuore, il Boca Juniors, dove ebbe subito un impatto devastante vincendo il titolo. Da segnalare però che per motivi di invidie e gelosie, i senatori dello spogliatoio avevano tentato un boicottaggio nei suoi confronti. L’avventura di Maradona al Boca però dura una sola stagione, prima di essere ceduto al Barcellona per una cifra record. Nel 1982 gioca il suo primo e deludente mondiale, eliminato dall’Italia ed espulso contro il Brasile. Il percorso con i blaugrana prosegue tra molti bassi e pochi alti, complice anche una brutta epatite e un bruttissimo intervento sulla caviglia da parte di Basco, che ne pregiudicano il rendimento. Nel 1984 dopo una trattativa fiume viene ceduto al Napoli, dove vivrà i suoi anni migliori.
Nella compagine partenopea rimane fino al 1991, vincendo da mattatore 2 scudetti, 1 Coppa Uefa, 1 Supercoppa italiana e una Coppa Italia. Intanto nel 1986 aveva disputato il suo secondo mondiale, in Messico, vincendo praticamente da solo e coronando il suo sogno che aveva sin da bambino. Di quella competizione si ricordano le celebri reti: prima con la ‘mano de Dios’ e poi con il gol del secolo realizzati con l’odiata Inghilterra. In finale invece fornisce l’assist decisivo per il gol vittoria contro la Germania.
Nei mondiali di Italia ’90, Diego era già il ‘Pibe de Oro’. Trascina in finale una mediocre Argentina battendo l’Italia a Napoli e creando polemiche a non finire, fino a costringere in qualche modo il pubblico del San Paolo a tifare per lui, piuttosto che per gli azzurri. Competizione nella quale poi l’Albiceleste perderà in finale contro la Germania, con un discutibile rigore concesso ai tedeschi.
Non ancora archiviata la delusione mondiale, Maradona viene trovato positivo ad un controllo antidoping dopo la partita contro il Bari, venendo così squalificato. Dopo questo episodio la sua avventura a Napoli è al capolinea, in una città dove oltre ad aver avuto il matrimonio con Claudia Villafañe, dalla quale ha avuto due figlie, lascia anche Diego Juniors, avuto dalla relazione con Cistiana Sinagra.
Con l’intervento dei governi del calcio, Maradona approda al Siviglia, guidato dal suo mentore Carlos Bilardo. Le cose però non vanno come devono andare e Dieguito litiga ferocemente con il ‘Narigon’ (soprannome del tecnico). La sua seconda esperienza in Spagna si conclude dopo appena un anno e non senza polemiche.
Il 1993 è l’anno del suo tanto atteso ritorno in Argentina, ma non nelle fila del suo amato Boca, bensì nel Newell’s Old Boy, dove gioca 5 partite senza però realizzare gol. Nello stesso anno guida da capitano la Seleccion Argentina alla qualificazione del mondiale americano (1994), che però sarà anche la sua ultima apparizione in questa competizione. Quel mondiale finì nel peggiore dei modi dopo un ottimo inizio. Infatti viene trovato positivo all’Efedrina dopo due sole partite, dopo che realizzò un fantastico gol alla Grecia, gridando tutta la sua rabbia davanti la telecamera.
La squalifica durò 15 mesi, e il 7 ottobre del 1995 ritornò alla Bombonera come giocatore del Boca Juniors davanti a oltre 60mila spettatori. Rimase tra le fila dei ‘genovesi’ per 2 anni, fino al 1997, segnando pochi gol ma importanti. Il 30 ottobre del 1997, giorno del suo trentasettesimo compleanno, però, si ritira dal calcio definitivamente.
Nel mezzo e dopo l’epopea del ‘Pibe de Oro’ tra figli riconosciuti e non, overdosi di cocaina, malori gravissimi che lo portarono sull’orlo della morte, frequentazioni discutibili, amicizie con capi di Stato, disintossicazioni a Cuba, ma questa è un’altra storia. ‘El Pelusa’ diventato ‘Pibe de Oro’ è stato e sarà uno dei più grandi di sempre.
Marco Bottieri