Atletica, Alessia Trost: “Quest’anno ho imparato tanto”

Alessia Trost, punta di diamante dell'atletica azzurra
Alessia Trost, punta di diamante dell’atletica azzurra (getty images) SN.eu

NOTIZIE ATLETICA – Domani inizierà l’ultima tappa della Diamond League, la manifestazione a tappe più importante nel mondo dell’atletica leggera e Alessia Trost, quest’anno protagonista in quattro tappe, punta ad un grande risultato per consolidare il terzo posto in classifica generale. Per l’occasione, la saltatrice azzurra, ha concesso un’intervista a “La Gazzetta dello Sport” ecco le sue parole: “Vorrei chiudere l’anno saltando a buone quote e confermando l’attuale terzo posto nella classifica del circuito. Non ha valore, ma dice almeno di una certa continuità. Il primato di Beita? Solo la Spencer, vincendo e con Ruth oltre il 5° posto, potrà cambiare la situazione. Molto difficile. Giusto così”.

Un bilancio sulla Diamond League: “Non ho trovato misure importanti, ma ci sono sempre stata. Prendiamo la Diamond League: per una questione di programmazione ho mancato Shanghai e Londra, ma ho saltato a Eugene, Stoccolma, Oslo, Parigi e ora Zurigo. Quattro gare, tre volte sul podio, Oslo che non fa testo perché col vento non riesco a saltare. Non mi accontento, ma ho maturato esperienze importanti”.

E uno sui grandi appuntamenti: “l flop resta quello degli Europei e in generale avrei voluto saltare costantemente più in alto. Ma dai Giochi pur riconoscendo che ho sciupato un’occasione, considerando il mese e mezzo precedente, non sono tornata del tutto delusa”.

Il cambio di allenatore: “Chessa e i suoi problemi di salute? Mi è difficile parlare di certe cose. E’ una vicenda complessa e personale che non si risolve sui giornali o sui social. La scorsa settimana ci siamo visti, ci siamo parlati e, pur rimanendo ognuno delle proprie idee, ci siamo chiariti. Ci conosciamo da dieci anni, il rispetto non verrà mai meno e, al di là di quel che è successo, resta l’affetto. La scelta di andare ad Ancona dal padre di Tamberi? Ho bisogni di nuovi stimoli, di nuove motivazioni e regole. Percepisco Ancona come un laboratorio: Marco è uno scienziato del salto in alto, pronto ad applicare i suoi studi ad altri che non siano il figlio. Sarà una svolta radicale, ma sono decisa e convinta. Cercherò un appartamento e a ottobre mi trasferirò”. 

Lo stato dell’atletica italiana:“Dal mio piccolo do un suggerimento. Occorre internazionalizzarsi. Gareggiare all’estero, confrontarsi con realtà e sistemi diversi. Noi usiamo i metri, gli altri viaggiano coi km. In quest’anno pur difficile, ho imparato tanto. A viaggiare, dormire e mangiare male, ma a non farmi condizionare in pedana. Poi ho avuto altri problemi, ma ho capito che solo così si cresce. La trasferta a Eugene mi spaventava. Invece è stata un’esperienza formativa. Serve una mentalità nuova: l’atletica vera è diversa da quella che si fa a casa. E certi avversari, così, diventano amici”.

Gestione cookie