NOTIZIE RIO 2016 – Ieri sera, al termine della gara che gli ha regalato un preziosissimo oro olimpico dal trampolino da 3 metri in coppia, Chris Mears sorrideva come un bambino, come farebbe qualsiasi altro atleta, ma il tuffatore inglese non è un atleta qualunque. Lui, per arrivare a Rio 2016, ha lottato molto più degli altri e soprattutto ha lottato contro la morte. Nel 2009 l’inglese era una giovane speranza di appena 16 anni quando si ruppe la milza. Un incidente grave, certo, ma recuperabile. Peccato che al momento nessuno si sia accorto che il ragazzo aveva contratto il virus di Epstein-Barr, un virus pericolosissimo, lo stesso che provoca la mononucleosi, ma soprattutto alcuni tipi di linfoma. Quando si è sentito davvero male ed è andato in ospedale la diagnosi dei medici è stata di quelle che non lasciano scampo: Chris aveva solamente il 5% di possibilità di sopravvivere, eppure non solo è sopravvissuto, ma lo ha fatto toccando i vertici dello sport mondiale.
Per arrivarci si è sottoposto ad una difficile operazione chirurgica, durata sette ore, a cui hanno fatto seguito tre giorni in coma, tra la vita e la morte. Finita l’operazione il rischio di danni cerebrali e fisici era altissimo, ma lui se l’è cavata con una cicatrice e un’anno dopo ha ripreso a gareggiare. Un percorso lunghissimo, culminato nell’oro di ieri sera.