Da quando il numero 24 è tornato in campo i Los Angeles Lakers hanno sempre perso e sono scesi sotto il 50% di vittorie…
APPROFONDIMENTO NBA – Tutti lo aspettavano come la manna dal cielo “La squadra è pessima, ma quando torna Kobe inizieremo a vincere” era il mantra i tifosi dei gialloviola. La squadra invece, fortunatamente per loro, non era affatto pessima, anzi si è comportata benissimo e con il 24 ai box aveva un onorevolissimo record di 10-9, decisamente sopra le aspettative, soprattutto se si considera la competitività della Western Conference. Poi Bryant è tornato e i Lakers, invece di salire di colpi, hanno perso tutte le partite giocate. Ovviamente siamo i primi a dirlo: la colpa non è solo di Bryant. Il problema semmai è di chimica, l’innesto di un giocatore così “ingombrante”, in una squadra che aveva trovato un suo equilibrio, sta richiedendo più sacrifici del previsto. A tutto questo si aggiunge una forma fisica non proprio perfetta, ma ci saremmo stupiti del contrario vista la durata dello stop del numero 24.
In queste 3 partite, due delle quali contro Raptors e Suns, avversari alla portata, Bryant ha giocato 26.3 minuti di media in cui ha messo a referto 11 punti 3.7 rimbalzi e 6.7 assist di media. Il suo vero problema è la difficoltà a fare canestro. Al momento è 0/5 da 3 punti e 8/26 da 2 punti, percentuali bassissime a cui si aggiungono ben 6 palle perse di media, una tassa pesantissima per lui e per la squadra in generale. L’esperimento di un Kobe più playmaker e meno realizzatore per ora non funziona e le assenze di Blake e Farmar, oltre a quella di Nash, rendono la situazione particolarmente difficile. Non ci dimentichiamo infine le voci che su Pau Gasol che sembra sempre più vicino alla cessione.
Viste le circostanze la squadra avrebbe bisogno di un periodo per fare gruppo e assorbire questi cambiamenti, ma nei prossimi 4 giorni giocherà tre partite, non proprio il massimo in questo senso, ma Kobe è un fenomeno ed il primo a voler vincere a tutti i costi e per questo, siamo sicuri, farà il possibile e anche l’impossibile, per cambiare le carte in tavola.
Edoardo Lavezzari