Ecco il racconto incredibile di un tifoso fermato dalla polizia polacca…
NOTIZIE SS LAZIO – Alessandro Vinci, 21 anni, tifoso della Lazio in trasferta a Varsavia, racconta la sua notte polacca, un’esperienza che sarà molto difficile da dimenticare, con la polizia che ha trattato i supporters biancocelesti in maniera disumana. «Siamo stati trattati come animali. Umiliati e derisi come dei delinquenti. La polizia ci ha fermato perché cantavamo per strada. Ce la siamo cavata con una multa di 50 euro per quella che loro chiamano un’infrazione, altrimenti ci saremmo fatti 30 giorni di carcere. Una vera e propria caccia agli ultrà. Senza motivo». Parole molto forti, di denuncia. Poi prosegue nel racconto partendo dall’inizio di quel pomeriggio infernale. «Erano le quattro del pomeriggio e dopo esserci incontrati all’Hard Rock, ci siamo mossi tutti insieme, saremo stati più di 200, per andare allo stadio.Abbiamo cominciato a intonare cori, come succede sempre quando andiamo in trasferta. Nessuno di noi era a volto coperto, avevamo sciarpe e cappelli per il freddo, certo, ma niente caschi o armi di nessun tipo. Dopo pochi minuti, non so cosa sia successo, siamo stati circondati dalla polizia polacca che ha cominciato a disperderci in diversi punti della città, ci hanno portato in un vicolo, fermati, perquisiti. All’inizio ci hanno detto che ci avrebbero accompagnato allo stadio, invece siamo stati ingannati, spogliati, tenuti in strada per ore e poi portati in commissariato. Non c’è stato lancio di sassi, nè alcun tipo di tafferuglio, non è successo assolutamente nulla. Ci hanno fermato per disturbo della quiete pubblica. In commissariato non ci hanno ammanettati, ma ci hanno fatto le foto segnaletiche, come dei criminali. Dopo vari accertamenti, siamo stati portati in cella. Eravamo in 15 in due metri quadrati, ammassati come bestie, al freddo, senza bere né mangiare per ore. E’ una vergogna quei poliziotti hanno cominciato a prenderci in giro, italiani merde, ripetevano e ogni tanto qualcuno passava, ci guardava e rideva. L’ambasciata italiana? Ci ha lasciato soli, abbiamo cominciato a chiamare i funzionari dell’ambasciata dalle quattro del pomeriggio, non si è visto nessuno. Siamo statiabbandonati a noi stessi. Ho fatto decine di trasferte nella mia vita, ma mai mi era successa una cosa del genere. Mi hanno costretto a dire che sono colpevole così me la sono cavata con una multa di 50 euro, altrimenti rischiavo 30 giorni di carcere. Quello che è successo è gravissimo. Una vergogna ».
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