Così Gianluigi Quinzi ha parlato del doping nel mondo del tennis, ai microfoni di Mediaset…
NOTIZIE TENNIS – Gianluigi Quinzi, fresco vincitore del torneo juniores di Wimbledon, al termine di una seduta di allenamento a Recanati, ha parlato ai microfoni di Mediaset, sul doping nel mondo del tennis, tema delicato tornato alla ribalta dopo la squalifica per 18 mesi di Viktor Troicki. Queste le sue dichiarazioni:
“Quando negli Australian Open vedi Djokovic che gioca cinque ore e il giorno dopo ne gioca altre cinque viene qualche dubbio: è ovvio. Però mi dà tristezza sapere che magari ‘prendono’ un altro invece che i big. ‘Prendono’ il 30, il 40 del mondo. Se i grandi devono essere ‘presi’, allora vanno ‘presi’, perché non è che senza di loro finisce il tennis. Io mi alleno sei, sette ore al giorno: due al mattino e altrettante al pomeriggio di tennis; più tre ore di atletica. Recentemente ho fatto un grande passo, perché ho vinto Wimbledon; ma la strada è lunga. Ci sono molti passi più duri adesso. Spero di crescere e di migliorare ascoltando i consigli del mio staff e facendo sacrifici ogni giorno”.
Ma per Quinzi, il tennis non è lo sport preferito: “A dire la verità lo sci è lo sport che mi piace di più. Il tennis mi piace un po’ meno; però amo l’adrenalina dei match e stare dentro il campo. Lasciare lo sci è stata una decisione di mia madre: lei si è fatta male qualche anno fa sciando in nazionale. Lo sci è molto pericoloso e abbiamo deciso di provare a giocare a tennis, perché mio nonno aveva un circolo, che adesso ha mio padre. Hanno visto che giocavo discretamente e da lì ho iniziato la mia carriera”.
Il giovane azzurro ha poi raccontato come è arrivata la borsa di studio nella scuola di Bollettieri, in Florida: “Jaramillo, durante la settimana di prova, mi ha visto e mi ha detto ‘giochi bene, proviamo a darti una borsa di studio, per cinque anni. Lui, braccio destro di Bollettieri, è un grandissimo del tennis: ha cresciuto dieci top ten e mi aiuta tanto quando vado negli Usa ad allenarmi”.